A Tavullia la delusione del popolo di Valentino Rossi

Rimini

TAVULLIA. Saranno venticinque, forse trentamila. Impossibile quantificarli. È la marea gialla che invade Tavullia per l’ultimo atto di un Motomondiale tra i più discussi della storia. C’è il popolo di Valentino Rossi che si stringe attorno al suo beniamino, sotto casa sua, per sospingerlo idealmente a distanza, con il tifo e con la passione di sempre, in quella che da due settimane era diventata la mission impossible, difendere i sette punti di vantaggio su Jorge Lorenzo. Doveva essere comunque una festa e lo è stata, con emozioni e scariche di adrenalina che difficilmente il popolo giallo dimenticherà. Nessun disordine e sistema di sicurezza che nonostante tutto ha retto, nonostante il traffico in tilt prima e dopo la gara in direzione del casello di Cattolica.

All’alba. Sono le prime luci dell’alba quando arrivano i primi fans del 46 in giallo. Strada d’accesso al paese presa d’assalto da moto, scooter e auto, con le aree di parcheggio per auto e pullman ben presto riempite in poche ore. Già verso le 11 la strada è interrotta a 4 chilometri da Tavullia, si parcheggia in campi di fortuna e si sale con le navette. La giornata è calda, il sole riscalda i cuori rendendo una domenica autunnale quasi primaverile, la tensione sale mentre il popolo giallo prova a ingannare l’attesa guardando Moto3 e Moto2. Ci sono ragazzi e ragazze, famiglie con bambini sulle spalle, passeggini, anziani con qualsiasi indumento possa ricondurre al fenomeno di Tavullia.

L’Aquila e Grosseto. Gianmarco e Alessia sono una giovane coppia che arriva dall’Aquila, partenza in auto alle 6, per essere a Tavullia alle 9. «Sono iscritto da quando ero piccolo al Fan Club - dice Gianmarco - ci tenevo ad essere qui con la mia morosa per vivere un’atmosfera unica, per condividere con altre migliaia di persone questa gara».

A fargli eco sono tre ragazzi simpaticissimi di Arcidosso, in provincia di Grosseto, Samuele, Alessio e Francesco. «Siamo partiti questa notte alle 2, per il Dottore questo ed altro. Questa vigilia è un patimento, sarebbe straordinario se accadesse l’impossibile viste le condizioni in pista. Volevamo esserci a tutti i costi per vivere un’atmosfera che si può vivere solo stando qui».

L’edicolante. Ci sono storie incredibili di gente che è partita da Caivano, Bergamo, Genova, Pescara, qui c’è tutta l’Italia a sostenere Valentino. E c’è anche chi sperava al lunedì di esaurire, previa impresa del Dottore, tutte le copie dei quotidiani sportivi, come Daniele, edicolante di Sant’Agata Bolognese. «Spero domani (oggi, ndr) di fare il boom di vendite, vendo tutti i giornali di sport col rincaro- ammette scherzosamente - sono qui con altri tre amici, sono giorni che gufo Lorenzo».

Anche Marco, Andrea e Martin hanno unito le forze e hanno fatto una macchinata da Cesena per sostenere l’idolo indiscusso: «Siamo venuti a Tavullia per viverla in maniera diversa dal salotto di casa. Speriamo in un garone, confidiamo in Vale».

Fiat 500 Abarth. Premio al miglior allestimento alla Fiat 500 Abarth Essesse dei fratelli Simone e Andrea Gualtieri, proprietari di un gioiellino aerografato per l’occasione e parcheggiato in bella mostra all’ingresso del paese su un’aiuola. «Siamo malati di Valentino, in Italia cerchiamo di non perderci un gran premio dal vivo. Siamo partiti alle 4.30 da Brescia, siamo iscritti di lunga data del fan club, abbiamo un’adrenalina in corpo paurosa, vediamo come va a finire».

Due maxi-schermi. Alle 13.30 arrivano le prime immagini di Rossi, partono battimani, cori da stadio, bandierine al vento, fumogeni gialli e blu sotto i due maxi-schermi e sui balconi delle case della Strada Provinciale 38 che attraversa Tavullia. Ad ogni inquadratura di Lorenzo e Marquez sono fischi, per Vale sono boati. Poi parte la gara, ogni sorpasso è un’ovazione, ci si dispera per la caduta di Iannone, ci si entusiasma per il lasciapassare di Petrucci e Dovizioso. Però i giri passano e qualcuno comincia a scuotere la testa, tanti 11 secondi da recuperare a quelli davanti, con il biscotto in agguato.

Si sostiene a gran forza Pedrosa, ultimo a provarci con onestà, fino in fondo. Ma arriva la bandiera a scacchi, tanta delusione ma anche tanti applausi che accompagnano il rientro ai box di Valentino.

«Meglio che a Valencia». Si riaccendono le auto, rombano le moto anche se la delusione è palpabile. Al punto ritrovo per la navetta c’è da pazientare un po’, c’è chi ride e chi appare più deluso. Lucido e brillante nell’analisi di una giornata incredibile è Riccardo, arrivato da Napoli con famiglia e amici. «Siamo in 15, una macchinata è partita dalla Sicilia, sono passati da Napoli e assieme siamo arrivati qui sabato, alloggiando per una notte a Misano Monte. Sono sotto al maxi-schermo dalle 7.30, adesso ci apprestiamo a tornare a casa stanchi e delusi. Io avevo addirittura i biglietti e il volo per Valencia preso a settembre, tre giorni fa ho venduto tutto e sono venuto qua a Tavullia. Peccato che il mondiale si sia macchiato così, certi atteggiamenti antisportivi hanno rovinato il finale. Speravamo in un epilogo diverso, ma l’appuntamento con il titolo è solo rimandato».

A fine gara sono partiti comunque i fuochi d’artificio e serpeggiava una convinzione, nonostante tutto, lasciando Tavullia. La convinzione che non è finita di certo qui, Valentino e il suo popolo ripartiranno alla carica l’anno prossimo all’inseguimento del decimo titolo.

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