Torna in Italia la salma di Cesare Tavella

Ravenna

RAVENNA. Cesare Tavella torna a casa. E’ atteso per stamane l’arrivo a Roma del volo che, proveniente da Dacca e partito alle 21 ore locali diretto in Italia, dovrebbe riportare a casa la salma del cooperante di Casola Valsenio ucciso nella capitale del Bangladesh la sera del 28 settembre scorso mentre stava facendo jogging e il cui omicidio è stato rivendicato dall’Isis.

Il rientro. A dare conferma delle notizie apparse ieri pomeriggio sulle agenzie di stampa bengalesi, sono stati i famigliari di Tavella che, raggiunti al telefono, hanno ribadito di non voler rilasciare dichiarazioni ma si sono limitati a precisare che al momento la salma giungerà a Roma. Dunque, non si sa se verrà quindi traslata nel luogo disposto dalla famiglia per la sepoltura o il riposo delle spoglie: al Comune di Casola Valsenio, ieri mattina, è stato notificato l’atto di morte e nessuna altra informazione circa la sua tumulazione. Nemmeno il Comune di Bagnacavallo, dove vivono i genitori del cooperante, è stato informato. Per il momento, dunque, è lecito pensare che i resti di Tavella potrebbero anche rimanere a Roma per ulteriori accertamenti. Non è escluso, come di norma in questi casi, che l’Italia voglia aprire un’indagine parallela rispetto a quella avviata dalle autorità di Dacca immediatamente dopo l’assassinio. Intanto, proprio l’altro ieri, i colleghi del cooperante (che, per conto di una Ong olandese, la Icco, curava un progetto sulla sicurezza alimentare) hanno voluto dare il loro personale addio a Cesare. Con una commovente cerimonia, celebrata negli uffici della ong nel Sud Est asiatico, gli hanno detto addio prima del suo trasferimento in Italia.

L’assassinio. Erano le 19, ore locali, del 28 settembre scorso quando Cesare Tavella stava facendo jogging nel quartiere delle ambasciate, in una zona centrale di Dacca. Secondo quanto raccontato da alcuni testimoni, sarebbe stato avvicinato da uno scooter a bordo del quale c’erano due giovani, 20 anni circa. La loro sarebbe stata una vera e propria esecuzione: tre colpi di pistola, uno dei quali ha ferito mortalmente il 51enne. Cesare sarebbe spirato durante la corsa in ospedale, dissanguato. Poche ore dopo, è arrivata la rivendicazione dell’Isis, subito messa in dubbio dal ministero degli Esteri bengalese. L’autopsia è stata effettuata l’indomani e le indagini sono state aperte. Ma all’Italia, tutto ciò potrebbe non bastare. E visto il tipo di rivendicazione e il bersaglio scelto, anche le autorità italiane ora potrebbero voler aprire un’indagine parallela. Tutto il resto è silenzio. La Farnesina conferma solo il rientro della salma ma non dà informazioni circa l’ora e l’aeroporto di destinazione. La famiglia ha già chiesto il silenzio e si è appellata anche alle istituzioni perché sulla vicenda e sul loro dolore si mantenesse il massimo riserbo.

Casola lo aspetta. Cesare Tavella viveva a Casola Valsenio dal 2000, in un casolare da lui ristrutturato e in un terreno che da tempo aveva lasciato in affitto a un vicino. In paese era conosciuto per la sua cordialità e la sua sensibilità. Era veterinario e da tempo prestava servizio per la Ong olandese per la quale curava il progetto sull’alimentazione tra le popolazioni più indigenti. «Partiva per l’estero per riuscire a pagarsi il mutuo», hanno ricostruito gli amici lasciati a Casola che, della sua morte, hanno saputo dai telegiornali. Il suo sogno, dicono, era tornare a Casola e passare la sua vecchiaia nel suo podere. Lascia una figlia appena adolescente.

Patrizia Cupo

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