Calciatore vittima di un ricatto a luci rosse

Rimini

GATTEO MARE. Ricatto a luci rosse per l’ex calciatore del Cesena Yohan Benalouane. Ieri in tribunale a Forlì è iniziato il processo in cui l’ex difensore bianconero è vittima, mentre è a giudizio la rumena Gabriela Diana Jejeran, residente a Gatteo Mare.

Tutto nasce alla fine del 2011, per un ricatto che sembra ricordare - in piccolo e con le debite differenze - il caso di Fabrizio Corona e del calciatore juventino Trezeguet.

Siamo nel periodo natalizio del 2011. Il Cesena gioca in serie A e il calciatore franco - tunisino dei bianconeri, allora 24enne, libero da impegni è a far la spesa al Romagna Center. Alla cassa viene abbordato dalla appariscente rumena, allora di 31 anni. La donna attacca bottone, dimostra da subito di conoscerlo e di sapere bene che mestiere fa.

I due evidentemente si trovano simpatici e si scambiano il numero di telefono. Nei giorni successivi l’immancabile scambio di sms, fino all’invito della rumena a casa sua a Gatteo Mare nel pomeriggio dell’ultimo dell’anno per un “incontro amichevole”. Il calciatore - che dopo aver militato in Parma e Atalanta è dall’estate scorsa al Leicester in Inghilterra - va quindi di buon grado a “giocare in trasferta”.

Fin qui sembra tutto più o meno normale. Solo che la donna qualche giorno dopo ricontatta il calciatore e chiede un regalino, senza quantificare la cifra, altrimenti fa capire che potrebbe mettere in circolazione un filmato che li riguarda mentre sono in intimità. Il calciatore cade dalle nuvole, ma reagisce nel modo più intelligente possibile: dice alla donna che del filmato può fare quello che vuole e poi va a denunciare quanto successo alla polizia. Insomma, non abbocca alle finte della attaccante. Che poi tanto finte non sono.

Quindi inizia un’altra partita. La polizia organizza le intercettazioni al telefonino della rumena e scopre che sta cercando di contattare riviste di gossip a livello nazionale per cercare di vendere le imprese private del bianconero. A questo punto il pm Filippo Santangelo firma il decreto di perquisizione della casa della donna. E sebbene sia passato quasi un mese, i poliziotti della squadra mobile, sezione crimine organizzato, trovano una sim card con impresse le prestazioni private di Benalouane e una microcamera posta sotto la televisione e che riprende il letto. Telecamera che viene sequestrata, al pari del registratore, dell’iphone della donna che conteneva ancora lo scambio degli sms con il calciatore, dello scontrino fiscale del giorno precedente all’incontro che attesta l’acquisto del materiale utilizzato per filmare. Non sono comunque stati trovati altri filmati analoghi per eventuali ricatti ad altre persone. Ma è anche vero che dopo circa un mese la microcamera era ancora perfettamente posizionata con vista letto.

Così si è arrivati al processo, iniziato ieri a Forlì. Benalouane non si è costituito parte civile e sarà sentito solo come teste in una delle prossime udienze. Ieri non era presente in aula. Jejeran - assente anch’essa - deve rispondere di tentata estorsione davanti al giudice monocratico Massimo De Paoli ed è difesa dallo studio dell’avvocato cesenate Alessandro Sintucci. In aula ieri sono stati sentiti gli investigatori, poi c’è stato il rinvio al 2 novembre per dare un incarico peritale per le intercettazioni telefoniche.

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