Profughi, Rimini bacchetta i sindaci:«Aprite le porte, non nascondetevi»

Rimini

RIMINI. Sono arrivati altri ventuno profughi la notte scorsa: siamo a quota 460. Le cifre stanno lievitando, a breve potrebbe essere sfondato il muro delle cinquecento unità e la «situazione è di massima emergenza ma non tutti i Comuni lo hanno capito, tanti sindaci non si fanno vedere nemmeno in prefettura per le riunioni». La bacchettata arriva dal vicesindaco di Rimini, Gloria Lisi, che non passa per il politichese per rivolgersi a tanti degli altri primi cittadini della provincia. «E’ ora che aprano le porte e non si nascondano: qui non contano le ideologie o gli schieramenti politici». Un’uscita, questa che mette in luce «il diverso carico di distribuzione dei profughi: a parte noi, qui a Rimini, solo altri cinque comuni su ventisette li hanno nel loro territorio: qualcosa andrebbe cambiato». Una posizione, questa, confermata dai numeri che vedono il comune di Rimini con 248 migranti (il 53 per cento del totale); Santarcangelo con 32; Novafeltria con 21 (a Perticara e Secchiano); Coriano con 18; Riccione con 14. In più ci sono i 106 accolti nelle strutture della Papa Giovanni XXIII, che in buona parte sono stati dirottati nel territorio di Verucchio. Al totale vanno aggiunti gli ultimi 21 arrivati l’altra notte, che hanno fatto arrivare il conto a 460. E proprio la Lisi affonda il colpo contro quello che definisce una sorta di lassismo da parte delle altre amministrazioni: «E’ vero che i sindaci non hanno la titolarità giuridica per affrontare il problema, visto che il filo diretto è tra prefettura e realtà del terzo settore o privati, ma il compito dei Comuni è facilitare, fare da mediatore, e questo non sta avvenendo: in molti stanno facendo finta che il problema non li coinvolga». A dire il vero i Comuni, come ha fatto Rimini con una palazzina in città, possono anche reperire degli immobili pubblici sfitti e destinarli all’accoglienza. Ma vicesindaco si “accontenterebbe” di meno: «Gli incontri in prefettura vengono disertati e capita che ci sia chi si oppone alle assegnazioni per non perdere il consenso elettorale, non capendo che non ci può essere spazio per voltare le spalle o il problema deflagra».

La prefettura, spiega ancora la Lisi, «dall’ultima circolare del ministro dell’Interno avrebbe anche il potere di confiscare gli immobili: credo che non sarà un gesto che si farà ma tanti sindaci continuano a non capire che siamo davanti a un’urgenza come poche altre in precedenza». E il parallelo è con una «situazione di terremoto», conclude il vicesindaco, «quando arriva non si domanda se bisogna intervenire o meno, ma si interviene, tutti assieme: il tempo delle scelte è finito, serve quello della responsabilità».

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