Detenuti in parrocchia, paese in agitazione

Forlì

CIVITELLA DI ROMAGNA. Sui detenuti in paese si inizia a discutere con la gente. Tutto esaurito per l’incontro chiarificatore di domenica sera sul progetto di reinserimento dei carcerati a fine pena che si sta svolgendo anche a Civitella. L’iniziativa, realizzata dalla Caritas dopo il decreto “svuotacarceri”, vede partecipare anche la locale parrocchia.

Un coinvolgimento che non era stato anticipato ai cittadini, che per questo motivo hanno espresso il loro malumore. La sala consigliare del Municipio, dove si è svolta l’assemblea richiesta dal sindaco Claudio Milandri, era gremita di gente, con molte persone anche in piedi. Il progetto prevede che chi si trova in prossimità del termine della pena possa scontare gli ultimi mesi all’interno delle aree pertinenti agli edifici di culto, facendo piccoli lavoretti, pulendo e occupandosi di dare una mano. A parlare ai cittadini erano presenti il parroco don Massimo Masini, il vescovo di Cesena-Sarsina monsignor Douglas Regattieri, delegato regionale per la carità, la salute e la pastorale carceraria, e don Enzo Zannoni, cappellano del carcere di Forlì. E’ intervenuto anche l’assessore comunale di Forlì, Raoul Mosconi, in qualità di presidente del tavolo istituzionale sul carcere. «Non c’era stata nessuna condivisione del progetto e tutto era stato fatto senza informare i cittadini - spiega il sindaco Milandri -. I detenuti che stanno finendo di scontare la pena vengono accolti in canonica, alcune madri hanno espresso disappunto e preoccupazione per questa cosa. Si sono chieste se la struttura è idonea ed i presenti hanno fatto una serie di domande. La gente vorrebbe essere informata su chi viene accolto e quali reati ha commesso. Se, insomma, uno è in galere per piccoli furti o perché ha commesso reati più gravi. Se uno si è macchiato di pedofilia o omicidio, ad esempio, è stato detto che viene escluso da questo progetto. La Caritas di Forlì organizza queste iniziative e deve essere la prima a condividerle». Mosconi ha promesso di fare verifiche sulle possibilità di condividere i percorsi alternativi alla detenzione, ma è stato chiaro.

«Sono intervenuto per spiegare il tema delle esecuzioni penali esterne (tutte le misure alternative alla prigione ndr) - racconta l’assessore forlivese - i cittadini non possono sindacare su chi viene accolto in questi piani, perché il compito tocca ai giudici. Certo si possono creare percorsi condivisi ed in cui la gente è informata. Il Comune di Forlì ha bisogno di collaborare con tutto il territorio. Mi sono impegnato proprio per incentivare la collaborazione di tutti i Comuni nei confronti di questi soggetti con progetti operativi che coinvolgano anche i cittadini con appositi incontri».

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