«No ai profughi a Marina di Ravenna, siamo pronti a rilevare quell'hotel»

Rimini

RAVENNA. No ai profughi a Marina di Ravenna: «immigrati e turismo non sono compatibili», arriva a dire Federalberghi della Confcommercio che, per contrastare la candidatura di una struttura del posto all’accoglienza di 77 migranti, schiera in campo altri albergatori in grado di “rilevarne” la gestione purché «rimanga nel settore ricettivo» e si eviti il suo utilizzo per l’ospitalità agli stranieri richiedenti asilo.

Dunque, contro l’ipotesi di alloggiare una sessantina di migranti a Marina di Ravenna, si schiera anche la Confcommercio. La notizia è di un paio di giorni fa: alla manifestazione di interessi messa in campo dalla prefettura per ricercare siti in grado di alloggiare in tutto 320 profughi da qui a Natale (un centinaio dei quali, in realtà, già “piazzati”), hanno risposto 15 associazioni, tra cui quella che fa capo alla parrocchia di San Rocco gestita da don Ugo Salvatori. Tra i luoghi nella disponibilità della parrocchia c’è anche il Marepineta attiguo alla Casa di Fraternità. Qui, i posti messi a disposizione sono 77 ma, in base ai limiti di concentrazione che si è imposta la prefettura, non verranno - nel caso di un accordo - concessi più di 60 posti. La decisione ad ogni modo è rinviata a dopo l’incontro con i sindaci. Ora, però, contro la proposta di Marina, non si schiera solo il comitato cittadino, ma anche tutta Federalberghi. «Se degli imprenditori si offrono per fare accoglienza di profughi in strutture alberghiere, la causa va anche ricercata nella mancanza di una seria politica turistica del Comune di Ravenna e, di conseguenza, della mancanza di un identità, di una vocazione dei lidi ravennati», gridano dall’associazione. Accoglienza di immigrati e turismo sono «incompatibili», dicono. «Per questo motivo - riferisce il presidente di Federalberghi, Nicola Scialfa - alcuni imprenditori alberghieri ravennati potrebbero essere disponibili ad incontrare la proprietà del Marepineta per individuare nuove forme di gestione per aprirsi a nuovi mercati a cui offrire i propri servizi affinché la struttura ricettiva possa chiudere i propri bilanci in utile senza ricorrere a questa fonte di reddito assistito. In alternativa offriranno alla proprietà la loro disponibilità per la gestione dell’hotel affinché questo rimanga nel settore ricettivo». Tutto purché non si lasci un hotel ai migranti, ribadiscono. «Si deve evitare l’utilizzo di strutture turistiche ricettive per fare accoglienza di migranti perché così facendo gli imprenditori perderebbero di vista il vero scopo delle loro attività col rischio di un emulazione da parte di altri imprenditori scoraggiati dalla crisi, dalla burocrazia e dalle tasse - chiosano -. Questo porterebbe nel giro di breve tempo al depauperamento dell’offerta ricettiva e alla perdita di competitività dell’intera località con conseguente morte dell’imprenditoria turistica». (p.c.)

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