Rimini Calcio sul "baratro"

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RIMINI. Il futuro della Rimini Calcio torna a essere un grande punto interrogativo. Il decreto ingiuntivo (per 180mila euro) richiesto e ottenuto dai fratelli Franchini, ex membri del consiglio di amministrazione della vecchia società, ha portato al blocco dei contributi da parte della LegaPro e ha gettato discredito sulla società.

Tanto che il gruppo inglese interessato all’acquisizione del 30 per cento del pacchetto azionario ha chiesto di rimandare la deadline che era stata fissata per il 30 settembre.

Come se non bastasse anche altre situazioni di possibili futuri ingressi hanno subìto nelle ultime ore un grande raffreddamento.

Qualcuno potrebbe dire: ma come, per 180mila euro si mette a rischio il futuro della società? Sì, se la proprietà ha già tirato fuori dalle sue tasche più di un milione di euro e se sta attraversando un momento non proprio semplice per questioni che con il calcio non c’entrano nulla. Naturalmente stiamo parlando della vicenda Cocoricò (ieri il Prefetto ha detto no al ricorso contro la chiusura, ndr) che ha investito il presidente De Meis. Tradotto, se nelle prossime settimane qualcuno non si propone per dare una mano il rischio è quello di non avere liquidità per far fronte ai pagamenti e quindi, ragionando sempre con il condizionale, potrebbero arrivare punti di penalizzazione. Il che sarebbe un vero paradosso: proprio ora con uno stadio rinnovato, con una società che al momento dell’iscrizione ha ricevuto addirittura la licenza Uefa e con il grande entusiasmo che la promozione ha portato, si ripiomba nel buco nero.

L’amarezza. «Per prima cosa - ha detto un Fabrizio De Meis amareggiato e sconsolato - voglio ringraziare il sindaco Gnassi e l’assessore Brasini perché nonostante quello che qualcuno va a dire in giro, tra la Rimini Calcio e il Comune c’è stata sempre collaborazione. Anzi, quando mi è arrivata la comunicazione di questo decreto mi sono subito recato in forma riservata dall’assessore e con lui abbiamo convenuto, visto che il calciomercato era in pieno svolgimento, di tenere la notizia per noi per poi renderla pubblica alla città. Cosa che stiamo facendo in questo momento. Sinceramente credevo e speravo di non parlare più di quanto accaduto nell’estate del 2014 perché per me è stato un periodo molto buio. La società era praticamente sull’orlo del fallimento e ogni giorno c’era qualcuno che veniva a chiedere soldi. Grazie anche all’intervento dell’amministrazione siamo riusciti a trovare un accordo che da parte nostra non è stato indolore perché ci siamo sobbarcati un debito importante, ma lo abbiamo fatto perché io amo questi colori. Pensavo tutto procedesse per il meglio, invece, oggi, a distanza di poco più di un anno mi arriva questa notizia. Mi chiedo a che pro e soprattutto mi chiedo se chi ha fatto questa cosa si rende conto dei danni che ci ha creato».

Quanti danni. La notizia del decreto ingiuntivo è stata fatta arrivare alla Lega, alla Lotto e a un altro gruppo di aziende, tutte legate ai colori biancorossi. «Perfino alla comunità di San Patrignano e questo ha del clamoroso - continua De Meis - il problema è che la Lega ci ha subito chiamati e ci ha avvertiti che bloccherà i contributi (circa 270mila euro, ndr). La Lotto, con cui si era sottoscritto un contratto triennale, potrebbe ripensarci senza dimenticare che il gruppo inglese pronto a rilevare il 30 per cento delle quote azionarie ha per il momento bloccato tutto. Pensare che a giugno, all’atto dell’iscrizione al campionato, abbiamo ricevuto non solo i complimenti della Covisoc perché siamo stati una delle poche società a rispettare tutti i parametri richiesti, ma abbiamo addirittura ricevuto la licenza Uefa. Adesso questo decreto rischia di rovinare tutto. Sinceramente mi sembra una mossa studiata ad arte. Proprio ora che le cose stavano iniziando ad andare bene, che la società poteva avere un futuro non dico radioso, ma saldo sicuramente, ecco arrivare una richiesta da chi, poi, il debito ha contribuito a formarlo e questa è un’altra cosa che mi lascia senza parole. Con i nostri avvocati stiamo già cercando di capire come è stato possibile, ma intanto i giorni passano».

Nonostante l’amarezza il numero uno biancorosso si lascia scappare una battuta. «L’altro giorno ero nei nuovi spogliatoi del Neri e mi è venuto in mente un passaggio del libro di Del Piero dove afferma che ha capito l’inferno della serie B quando è entrato negli spogliatoi riminesi. Volevo mandargli un messaggio per fargli vedere come sono ora, ma non ho il suo numero. Questo per dire che è un paradosso: ora che anche lo stadio è stato migliorato rischiamo di mettere tutto in crisi».

Liquidità. Il problema principale riguarda le casse, non tanto ora, ma in futuro. «Sapete bene che dal punto di vista lavorativo non è un momento semplice e quindi le possibilità di immettere altro capitale sono ridotte. Quindi mi appello alla città, agli imprenditori, a tutte le persone che possono darci una mano: del resto la squadra è un patrimonio di tutti, non di Fabrizio de Meis. Oggi mi viene da dire che andiamo avanti di giorno in giorno. Certo, il futuro non è più così roseo come poteva esserlo, a meno che chi ha fatto tutto questo non faccia un passo indietro».

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