Gioco d'azzardo, Rimini terza in Italia

Rimini

RIMINI. Quando si parla di gioco d’azzardo e di spesa pro-capite, Rimini si colloca al primo posto fra le province in regione e addirittura terza in Italia. La media regionale è di 1.251 a persone nel 2013, nel caso di Rimini bisogna aggiungere alla torta un 33 per cento.
Si tratta di uno studio firmato dall’Osservatorio antimafia della Provincia di Rimini finalizzato a «dimostrare quanto incida la variabile turistica».
«Un’altissima spesa pro-capite - si legge nella relazione riferendosi a Rimini - si accompagna a un numero di esercizi non difforme dal resto della regione e un numero di trattamenti (del Sert) sensibilmente più basso della media».
Quindi sono stati localizzati i 462 esercizi riminesi con slot machine, suddividendoli in base alla distanza dalla costa. «Ciò che abbiamo rilevato conferma l’ipotesi del turismo come fattore di distorsione».
Morale. «L’alta spesa per il gioco d’azzardo non esce completamente dalle tasche dei residenti».
L’assessore alle attività economiche, Jamil Sadegholvaad, a questo punto commenta. «E’ chiaro che per il territorio riminese incida la cosiddetta correzione turistica ma indubbiamente quello del gioco d’azzardo è un fenomeno molto esteso sia nella nostra regione, che in Italia, che in Europa. Gli aspetti del problema sono anche paradossali visto che, mentre gli enti locali (Comune di Rimini compreso) tentano di sensibilizzare circa i pericoli insiti in questo fenomeno che peraltro si modifica in tempo reale (penso allo spostamento dei giocatori verso l’on line), tutti i governi basano una parte delle loro finanziarie sugli introiti del gioco. Dicevo della nostra attività di sensibilizzare: il Comune ha aderito nei mesi scorsi al marchio Slot Free Emilia Romagna per la prevenzione del gioco d’azzardo. Un’iniziativa a cui hanno aderito alcune decine di pubblici esercizi in città e che contiamo anche nei prossimi mesi di promuovere, chiedendo l’adesione di altre attività. Chiaro il messaggio Dove il gioco d’azzardo non c’è, si vive meglio. Sappiamo che non si tratta di un contrasto facile vista l’estensione internazionale del fenomeno, ma siamo sempre lì: bisogna provarci, a partire dalle nostre città».

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