Bonaccini: «Sanità, voglio risultati già alla fine dell'anno»

Rimini

Sanità, turismo, lotta allo sballo, mobilità, Partito Democratico... In questa intervista al “Corriere Romagna” il presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini affronta alcuni dei temi più caldi del suo mandato. Ma non si limita allo stato dell’arte. Suo obiettivo è anche quello di dimostrare che le cose cambieranno in meglio. Magari cominciando dal rapporto fra cittadini e istituzioni.

Presidente, le elezioni regionali che l’hanno portata a diventare governatore dell’Emilia-Romagna hanno avuto un’affluenza bassissima. Come si è spiegato il fenomeno?

«Le elezioni anticipate a fine novembre hanno comportato un voto “isolato”: negli ultimi anni ogni volta che le Regioni hanno votato da sole (senza traino dell’elezione dei sindaci nei comuni o senza effetto mediatico di elezioni nazionali) va a votare mediamente metà dell’elettorato.

Da noi ha pesato però soprattutto l’effetto dell’inchiesta delle cosiddette spese pazze: a 15 giorni dal voto 41 avvisi di fine indagine ad altrettanti consiglieri regionali (di tutti i partiti e movimenti).

Non auguro a nessuno di fare una campagna elettorale in quelle condizioni, già segnate dalle dimissioni di Errani, a cui peraltro è stata poche settimane fa annullata, dalla Cassazione, la condanna. L’astensione ha colpito tutti i partiti e i movimenti in egual modo, altrimenti non avrei vinto con il 50% dei voti di chi si è recato alle urne. Dunque il recupero di credibilità della politica riguarda tutti, nessuno escluso».

Cosa ha fatto per riavvicinare l’ente da lei presieduto ai cittadini?

«Proprio a fronte di quella drammatica astensione, segno di un distacco evidente tra eletti ed elettori, tra istituzioni e cittadini, abbiamo deciso immediatamente due cose.

La prima: stare poco in ufficio e molto nei territori. Ho già superato i 120 comuni toccati almeno una volta in sei mesi (complessivamente in Romagna sono venuto almeno 40 volte) e i miei assessori sanno che devono andare ovunque vengano chiamati. Peraltro ogni mese porto la giunta per una intera giornata in una provincia diversa, a fare il punto con i sindaci ed incontrare problemi ed eccellenze dei territori. Siamo già stati nel Ravennate lo scorso 15 giugno, faremo la giunta a fine settembre nel Riminese e a dicembre nel Forlivese-Cesenate».

La seconda cosa?

«Approvare subito una legge che indicasse massima sobrietà di chi ricopre incarichi istituzionali, della quale vado particolarmente orgoglioso, perché prima regione a farlo, ancora oggi l’unica: dopo soli 43 giorni dall’insediamento della Giunta abbiamo approvato (all’unanimità) in Assemblea Legislativa la legge con il più robusto taglio mai visto: 15 milioni di euro. Frutto di risparmi sulle strutture della Presidenza e degli assessorati, e di tagli a noi stessi: azzerati i fondi ai gruppi consigliari, riduzione delle indennità, portandole pari a quelle del sindaco città capoluogo, azzerati i nostri tfr per tutti e cinque anni di legislatura, mentre i vitalizi ce li eravamo già aboliti e, dunque, noi non li riceveremo mai. So che saremo ricordati soprattutto se creeremo nuovi posti di lavoro e garantiremo sistema di welfare di qualità, ma chi incontro per strada voglio che sappia che non abbiamo privilegi e che la sobrietà è la cifra con cui operiamo».

Da un lato si cerca di organizzare la Romagna su base di area vasta, dall’altro i collegi elettorali dell’Italicum mettono Faenza e altri comuni del Ravennate sotto Bologna, in contemporanea col venire meno delle province. Ce n’è abbastanza per sospettare tentativi di egemonia di Bologna sulla Romagna.

«Ogni volta che si mette mano ad una riforma elettorale, che prevede collegi territoriali, sono inevitabili nelle Regioni più grandi discrasie nelle aspettative delle singole province. Ricordo che io stesso, abitando a Campogalliano nel Modenese, mi ritrovai a votare per la Camera, ai tempi del “Mattarellum”, in un collegio che comprendeva anche comuni reggiani. Dopodiché visto che finalmente si potranno esprimere le preferenze per la gran parte degli eletti, sarà lì che si vedrà la forza e la capacità di eleggere rappresentanza territoriale».

Questa estate lei e l’assessore alla Sanità avete annunciato un futuro per la sanità emiliano-romagnola fatto di tempi rapidi e meno privilegi per i medici che lavorano nel pubblico con lunghe liste d’attesa quando privatamente ricevono in “diretta”... Ci convinca che ce la farà anche alla luce dei tagli statali annunciati dal Governo Renzi.

«Intanto non è vero che ci saranno tagli. Si è invece deciso, d’intesa con le Regioni, che non si incrementerà di due miliardi il fondo sanitario nazionale. Dunque non vi è incremento, ma nessun taglio, tant’è che a noi sono garantiti anche quest’anno gli otto miliardi circa, come nel 2014, di trasferimenti nazionali. Anzi, stiamo lavorando con il Governo per una intesa che preveda un incremento di 3 miliardi di euro nel 2016.

Altra cosa, per me sacrosanta, è chiedere maggiore efficienza e lotta agli sprechi a tutti i sistemi sanitari regionali. Noi abbiamo un grande vantaggio: la sanità emiliano-romagnola, grazie al lavoro degli scorsi anni, è tra le migliori a livello europeo e questo ci è riconosciuto da tutti gli osservatori che certificano gli standard di qualità. Dopodiché io sono abituato a guardare come e dove si possa sempre migliorare».

E quindi?

«A tale proposito abbiamo individuato, ad esempio, nella riduzione dei tempi delle liste di attesa di alcune prestazioni sanitarie, una sfida da vincere. Il piano operativo presentato dall’assessore Venturi è già stato approvato dalla Giunta: stanziati ulteriori dieci milioni di euro per assumere altri duecento professionisti, estenderemo alla domenica e alle ore serali durante la settimana gli orari in cui si possa visitare, responsabilizzeremo gli utenti facendo pagare lo stesso il ticket se non si presentano alla visita prenotata senza avere valida giustificazione, perché il diritto alla visita comporta anche il dovere di presentarsi, altrimenti toglie ad altri una opportunità. Abbiamo detto ai direttori generali, da pochi mesi nominati, che la loro valutazione la faremo anche sulla base del raggiungimento di questo obiettivo, azienda per azienda. Io ci metto la faccia, ma loro devono mettercela con me. E i primi risultati non voglio vederli a fine legislatura, ma già alla fine di quest’anno. Sono certo che ce la faremo».

Lo sballo e il mondo della notte sono messi sotto accusa. C’è bisogno di un nuovo sistema di regole e controlli o ritiene che si debba lavorare sul modello turistico? Cosa si dovrebbe fare?

«Facciamo una distinzione netta: un conto sono lo sballo e la trasgressione di regole e leggi, che vanno assolutamente sanzionate dalle autorità preposte e dalle Forze dell’Ordine, se serve anche duramente, perché la tutela della salute dei ragazzi e il rispetto della legalità vengono prima di ogni altra cosa. Un altro conto però è un comparto, quello del divertimento notturno e dei locali da ballo, che non va genericamente messo tutto assieme sotto accusa e che, peraltro, crea anche occupazione e indotto.

Intendiamoci: io non mi sono mai ubriacato e mai fatto uso di droghe in vita mia, nonostante abbia frequentato da ragazzo, come tutti, la riviera romagnola e le sue discoteche. Odio la cultura dello sballo e gli eccessi. Ma quando si generalizza si rischia di colpire il dito e non vedere la luna.

Chi pensa che chiudendo una discoteca si risolva il problema prende un granchio clamoroso. E i rave party? E le feste in spiaggia o in altri luoghi all’aperto? Dobbiamo invece io credo lavorare assieme, istituzioni tutte, amministratori e gestori dei locali in primis, per trovare nuove regole e imprimere una svolta nella promozione della cultura del divertimento sano contro quella dello sballo. Come Regione ci attiveremo in tal senso».

Quale modello turistico intende promuovere la Regione per la Riviera romagnola?

«Il Turismo è un grande asset industriale e in questa Regione siamo impegnati attivamente affinché nei prossimi 3 anni superi il 10% del PIL complessivo (oggi siamo all’8.6%).

Ci stiamo apprestando a varare una nuova legge, che dopo 17 anni riformerà la legge 7, mettendo al centro delle politiche di Promocommercializzazione e di Marketing strategico le destinazioni turistiche, con l’obiettivo di promuovere il territorio come prodotto turistico e le grandi eccellenze e i grandi brand come elementi strategici per valorizzare il cosiddetto “turismo dell’esperienza”.

Nostro obiettivo è internazionalizzare (nei prossimi cinque anni portare le presenze dai paesi esteri al 30%, oggi siamo al 22%). Per fare questo è ad esempio strategico il sistema aeroportuale. Il Marconi di Bologna come hub strategico, collegato velocemente con la Stazione AV mediante il People Mover (dopo anni e anni siamo vicini alla partenza del cantiere) e il pieno rilancio dell’Aeroporto Fellini di Rimini. Mentre seguiamo con attenzione gli sviluppi di quello di Forlì, seppur la Regione non faccia più parte delle compagini societarie dei due aeroporti romagnoli, né lo farà in futuro.

Così come lavoriamo sul potenziamento dei passaggi dei treni ad Alta velocità, ma anche dei collegamenti ferroviari tra Bologna e le tutte le località della costa.

Infine, per quanto riguarda le strade, prendo l’impegno che su manutenzione, messa in sicurezza e ammodernamento di E45 e SS16 passeremo ai fatti. In particolare, riguardo la E45: se non ci sono le risorse per un investimento così grande come la Orte-Mestre noi ci impegneremo col governo per un intervento comunque completo nel tratto del passaggio in Romagna».

Da uomo del Pd quale lei è cosa vede nel futuro di Vasco Errani?

«Per le qualità che ha sempre dimostrato, mi auguro venga recuperato ad un ruolo di governo.

La sua competenza e la sua esperienza sarebbero davvero preziose».

Provi a dare un giudizio sul conflitto in atto nel Pd. Lei da che parte sta?

«Sono abituato a rispettare le opinioni di tutti, non a caso ho guidato per cinque anni il Pd regionale in maniera unitaria. Così come in un grande partito quale siamo, considero una ricchezza avere sensibilità diverse tra loro. Dopodiché sto decisamente dalla parte di chi pensa che questo Governo rappresenti una speranza di cambiamento per il Paese, che ha già perduto troppe volte l’occasione di attuare riforme che permettano di renderlo più moderno, più efficiente e più giusto. Renzi può essere il leader che apre una lunga stagione di governo di centrosinistra, che a causa delle divisioni interne, furono ad esempio impedite al governo dell’Ulivo. Si può essere più o meno d’accordo con le scelte del Governo, ma è evidente che dovesse cadere, l’alternativa non sarebbe a sinistra, ma si chiamerebbe Salvini o Grillo, cioè populismo puro».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui