Soldi sul Titano, scattano i maxi controlli

FORLÌ. Trentatrè miliardi di euro si sono mossi fra l’Italia, e in particolar modo dall’Emilia Romagna e dalle Marche, e San Marino dal 2009 al 2014. Praticamente ogni movimento è finito nel mirino della Guardia di Finanza di Forlì che, sulla scia della clamorosa inchiesta “Varano” del 2008, oggi con questa nuova e ancor più ampia indagine, battezzata “Torre d’avorio”, si trova a vagliare la posizione di oltre 58mila soggetti che dovranno rendere conto delle loro movimentazioni finanziarie verso il Titano.

Centinaia di migliaia di assegni, bonifici, trasferimenti effettuati da persone fisiche e giuridiche. Una ventina i miliardi di flusso in ingresso verso San Marino, il resto, circa 11 facevano il percorso inverso. Nel primo caso si ipotizza la fuga di capitali. Nel secondo il riciclaggio. Ma non si escludono anche altri reati compresa l’evasione fiscale.

La lista di quegli oltre 58mila nomi è stata stilata dal Nucleo di Polizia tributaria di Forlì coordinata dal procuratore della Repubblica Sergio Sottani. Sono posizioni ancora tutte da vagliare, per cui dunque non esiste al momento un registro degli indagati, ma fra quelli figurano, dice la Guardia di finanza forlivese, quasi tutti i nomi già conosciuti all’epoca di “Varano”.

I nuovi sistemi informatici hanno consentito questa volta controlli a ben più ampio raggio e ora permetteranno a chi indaga anche controlli incrociati più veloci ed efficienti. Tutto questo è stato possibile grazie a un programma informatico dello Scico della Guardia di Finanza di Roma (Servizio centrale investigazioni criminalità organizzata) che ha vagliato telematicamente circa 6 milioni di transazioni finanziarie.

Nel frattempo, dall’indagine di sette anni fa ad oggi, sono cambiate anche molte regole. Regole di cui forse molti dei soggetti che hanno continuato a trasferire soldi contando ancora su un regime di maggior protezione da parte del piccolo Stato non erano al corrente.

La Guardia di finanza forlivese, guidata dal colonnello Alessandro Mazziotti, spiega infatti di aver beneficiato non solo di nuove convenzioni fra Italia e San Marino rispetto allo scambio di dati bancari, ma sottolinea come anche le rogatorie sugli accertamenti fiscali siano diventate molto più facili.

Dei 58.841 soggetti che dal 2009 al 2014 hanno avuto rapporti finanziari con San Marino, 31.888 sono effettivamente sammarinesi e 26.953 italiani. Di questi circa 15mila sono emiliano romagnoli, e più nel dettaglio: 10mila riminesi, 1.500 del Forlivese e Cesenate, 800 del Ravennate, 1.300 circa del Bolognese; 4mila i marchigiani, ma ve ne sono anche dalla Lombardia, Campania, Toscana e Umbria. Per lo più si tratta di imprenditori, artigiani, professionisti, ma non solo, le posizioni sono davvero le più variegate. Se con il filone di indagine precedente, “Varano” appunto, si era arrivati ad attribuire a 1.050 soggetti redditi nascosti al Fisco per oltre 850 milioni di euro e un’Iva evasa per oltre 153 milioni di euro, l’ipotesi della Guardia di Finanza è che questa volta i conti finali saranno ben più sostanziosi. Ma i conti si faranno di fatto dal primo ottobre in poi. Fino al 30 settembre prossimo, è questo il richiamo di Finanza e Procura, la legge del 2104 sulla collaborazione volontaria prevede infatti la possibilità di regolarizzare la propria posizione dichiarando il trasferimento all’estero di capitali ed eventualmente facendoli rientrare pagando una cifra (dal 30 al 40% del valore dei soldi).

Lo Stato, e anche chi indaga, puntano alla collaborazione volontaria, i soggetti identificati dovranno infatti chiarire se le transazioni riguardano semplicemente trasferimenti di capitale all’estero per beneficiare di migliori tassi di interesse offerti dalle banche sammarinesi, oppure se si tratti d’altro. Solo dopo la scrematura che deriverà da questo passaggio, il lavoro di indagine si concentrerà sulle posizioni più complesse e potenzialmente illecite.

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