L'inceneritore"brucia" Bellini

FORLÌ. Con voce sottile e talvolta interrotta dalle lacrime Alberto Bellini ha annunciato al Consiglio comunale di aver consegnato ieri mattina direttamente al sindaco le sue dimissioni, irrevocabili e immediate, dalla carica di assessore all’ambiente. «Scelta - dice - nata dalla necessità di garantire il massimo impegno come docente universitario. Da sei anni, porto avanti parallelamente le due cariche ma, oggi, gli impegni e le responsabilità non mi consentono più di svolgere entrambi i ruoli». Ma determinante per la dolorosa scelta è stata la decisione mattutina della Conferenza dei servizi di classifica l’inceneritore di Hera a Forlì come impianto di recupero energetico ai sensi dell’articolo 35 dello “Sblocca Italia”, idoneo - quindi - in caso di emergenza a bruciare rifiuti provenienti da fuori regione.

«Questo - constata Bellini - nonostante il parere contrario di Provincia, sindaci e Comune. Tale modifica prefigura la possibilità di aumentare la portata da 120mila a 180mila tonnellate, trattare rifiuti speciali e quelli urbani ed extra provinciali. Avevo un mandato preciso da parte dei cittadini e che ora non sono sicuro di poter portare avanti perché le idee e le responsabilità in tema di ambiente e inceneritori richiedono una condivisione regionale e nazionale. Come amministratore so bene quanto è difficile assumere scelte nette che vanno contro molte posizioni storiche ed è per questo, e non per altri motivi, che ritengo sia necessario un mio passo indietro». Un gesto forte da parte di chi si era visto confermare il “dicastero” già guidato nella giunta Balzani che lui stesso, però, non considera «una resa ma, piuttosto, l’azione del rappresentante di una comunità che esprime chiaramente il diniego all’incenerimento e all’aumento degli impatti ambientali e che molti hanno preferito attaccare legittimamente lasciandomi solo e più debole di quanto già non sia un’Amministrazione che si oppone a norme regionali e nazionali. Sono sicuro che non verranno annullate le conquiste ottenute verso il post incenerimento, la raccolta porta a porta e le azioni di educazione ambientale e che, al contrario, l’Amministrazione e il consiglio sapranno costruire a partire da qui le condizioni affinché non aumenti il carico ambientale degli inceneritori». Un abbandono definitivo da parte del presidente di Atersir anche se «come cittadino continuerò a impegnarmi in politica difendendo le mie idee per una riforma del sistema economico a tutela delle risorse, del territorio e del clima, la cui consapevolezza è elevata tra cittadini e imprese e purtroppo bassa tra i politici. Penso sia meglio avere idee, forse sbagliate, piuttosto che non averne, per questo la mia voce e la mia penna vivranno anche fuori da questo palazzo».

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