Muore don Dario Ciani, una vita per gli ultimi

Rimini

FORLÌ. Sarà il vescovo di Forlì-Bertinoro monsignor Lino Pizzi a presiedere, domani mattina alle 10.30 in Cattedrale, i funerali di don Dario Ciani. Il popolare sacerdote, fondatore della comunità di recupero di Sadurano e per oltre vent’anni cappellano delle carceri di Forlì, è stato trovato morto ieri mattina dalla coppia di amici che gli aveva dato ospitalità nella propria abitazione di Roncadello.

In attesa della perizia medica, pare ormai certo che il presbitero sia spirato direttamente nel sonno. Nato a Tredozio il 17 marzo 1945, don Dario era stato ordinato sacerdote il 29 giugno 1969 a Rocca San Casciano, ancora incardinata nella Diocesi di Modigliana, dall’allora vescovo monsignor Antonio Ravagli. Inviato cappellano a Bussecchio e poi nominato parroco a Magliano e Massa, avvia quell’insolito percorso di attenzione sociale ai giovani e alle persone ai margini che dal 1982 si tradurrà nella straordinaria esperienza di Sadurano.

«Nel dicembre 1975 - scrive l’indimenticabile Gilberto Giorgetti nel suo libro dedicato proprio a quell’esperienza - dopo un’intensa attività sociale a Forlì don Dario diventa parroco di un piccolo borgo abbandonato ridotto in macerie, la cui chiesa era usata come fienile. Rimirando le macerie, veniva spontaneo a don Dario il confronto con la condizione umana di abbandono e di disgregazione». Sempre con riferimento a quel luogo disabitato e dimenticato, lo stesso sacerdote amava raccontare: «Abbiamo costruito la casa ed il lavoro intorno, e abbiamo scommesso sull’utopia della normalità». «Da chi guarda solo da lontano - scrive ancora don Ciani su “www.sadurano.it” Sadurano è stata superficialmente ed erroneamente identificata come la comunità per ex tossicodipendenti. In realtà Sadurano è un espressione del popolo che agisce con tutte le proprie risorse affrontando i bisogni». Don Dario si definiva anche «portatore sano di una vocazione ostinata alla difesa dei più deboli, tra cui i carcerati, i tossici e i malati mentali». Ecco perché Sadurano è anche un luogo di accoglienza e solidarietà.

«Abbiamo dato un futuro a diverse centinaia di persone. Molti bambini sono nati e chi è morto lo ha fatto in pace». A Sadurano, don Dario trova il tempo per offrire al prossimo un altro grande dono: la naturopatia. Il sacerdote pranoterapeuta affina e mette a frutto «una tecnica manuale che combina i principi della pranoterapia con quelli della digitopressione derivata dalla medicina tradizionale cinese».

L’altro emisfero del microcosmo vitale di don Dario Ciani è stata l’esperienza di cappellano delle carceri di Forlì, svolta con intensità ed umanità dal 1990 al 2013. L’ultima apparizione pubblica del sacerdote risale a sabato scorso proprio nella sua Sadurano: chi lo ha visto lo ha trovato visibilmente stanco e affaticato per l’enfisema polmonare che lo aveva colpito ormai da anni, ma nulla che facesse presagire la sua fine imminente. Al termine delle esequie solenni in Duomo, don Dario Ciani sarà sepolto nel cimitero parrocchiale di San Varano.

Piero Ghetti

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