A 70 anni dalla Liberazione documenti inediti degli Alleati

Rimini

FORLÌ. Studi recenti su documenti inediti resi pubblici dagli archivi britannici, rivelano che agli Alleati servirono più giorni per la piena cacciata dei nazifascisti dal centro cittadino. «Nella notte fra il 7 e l’8 novembre 1944 - recitano le fonti britanniche - la 12ª Brigata di Fanteria nord-irlandese North Irish Horse, dotata di carri e blindati, mette fuori uso i corazzati “Tiger” e conquista il campo d’aviazione. Il nemico stava soccombendo sotto un pesante martellamento d’artiglieria, indietreggiando in disordine».

Il “North Irish Horse” proveniva dalle colline cesenati, laddove aveva operato a sostegno della 10ª Divisione Indiana. A Forlimpopoli si era incontrato con il 6° Battaglione “Black Watch”. Mancherebbe veramente poco all’ingresso in città.

Gli Alleati, però, diffidano delle apparenze: «La neve e la pioggia battente hanno chiuso la visibilità a terra e aiutato i nemici, impedendo l’attacco decisivo dal cielo». La Wermacht non ha perso tempo e la sera dell’8 novembre ha fatto saltare un’intera ala del Collegio Aeronautico “Bruno Mussolini”, fino ad ostruire quasi per intero viale Roma, la principale arteria d’ingresso in città. L’attacco militare per la presa di Forlì ha inizio alle 3 del 9 novembre: «Al 6° “Black Watch” viene ordinato di avanzare dall’aeroporto su Forlì in direzione nord-ovest, unendosi alla 10ª Brigata di Fanteria. Il primo limite è la linea della Scolo Cerchia. Alle 5.30, il 1° Royal West Kent riceve invece l’ordine di avanzare da est, fino alle Casermette».

Al fine di supportare le due spinte, la “North Irish Horse” è stata divisa in due mezzi squadroni, comandati dal maggiore R.J. Griffiths e dal capitano H. Irwin. «Dopo aspri combattimenti nella notte tra carri armati specie in Bussecchio - scrive nei suoi “Diari” il bibliotecario comunale Antonio Mambelli - le avanguardie del Quinto corpo dell’Ottava armata britannica, al comando del generale McCreery, erano prossime alle porte Cotogni e Ravaldino. Il grosso delle truppe fa il suo ingresso in città verso le 9, venendo da via Decio Raggi». Alle 5 del 9 novembre, i tedeschi minano il ponte sul fiume Montone dirimpetto Porta Schiavonia e lo fanno saltare.

«Echeggiano gli spari - annota Mambelli - qualche granata sibila, una pattuglia tedesca oppone resistenza nei pressi dell’ospedale». La città è ancora lungi dall’essere ripulita. Basti leggere quanto riportato dagli archivi alleati con riferimento al 9 novembre: «L’avanzata continuò a nord-ovest senza fermarsi, in assenza di qualsiasi opposizione nemica. Alla periferia sud-est di Forlì, invece, fanteria e carri sono stati sottoposti a bombardamento molto pesante per tutta la notte». Venerdì 10 novembre 1944: due squadre a sostegno del 6° “Black Watch” avanzono ulteriormente in città. La forte opposizione del Battaglione d’Assalto di Kesselring, che lascia ben 40 vite sul campo, non impedisce allo squadrone inglese di raggiungere l’obiettivo. Il sergente James Barbour e il pari grado Thomas Moffatt Donaghy sono insigniti della Medaglia militare al valore. Ulteriori ritardi derivano dalle difficoltà di posizionamento di altre truppe sul fronte sud. «Nel corso della giornata, un carro armato è stato colpito dal proiettile di un Panzerfaust, provocando lesioni non mortali al caporale Cunningham e al soldato Yates». Sabato 11: «I carri armati della “North Irish Horse” completano la liberazione di Forlì entro mezzogiorno». Il nuovo obiettivo è il guado del Montone in località San Martino in Strada: «Il fiume sarà completamente raggiunto nella giornata del 12».

 

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui