Primarie Pd, ora la corsa è a due

Rimini

FORLÌ. Big Ben ha detto stop. Ieri alle 12 le porte della sede del Pd emiliano-romagnolo si sono chiuse e all’interno c’erano due soli plichi di firme regolari e validate: quelle di Stefano Bonaccini e le 4.810 consegnate (ma in mano ce n’erano oltre 5.900 raccolte in gran parte tra gli elettori “dem”) da Luigi Folegatti a nome di Roberto Balzani.

Sancito il ritiro di Matteo Riva del Centro democratico, ora, quindi, le primarie del 28 settembre per la scelta del candidato di centrosinistra alla guida della Regione sono «una partita a due».

Lo slogan è dello stesso ex sindaco di Forlì, che dopo avere fatto fuoco e fiamme nella giornata di mercoledì, si dice soddisfatto e cerca anche di svelenire il clima parlando di «coraggiosa decisione» in riferimento alla scelta di Stefano Bonaccini di continuare la corsa nonostante l’indagine a suo carico.

«Ora si apre la campagna per le primarie, finalmente - dichiara Balzani - Saremo due, il terzo, Riva, si è ritirato, pare per effetto di pressioni romane del Pd e del suo partito, desiderose di far saltare la competizione», anche se lo stesso Centro democratico smentisce. Ecco il punto, per il “prof” il disegno era quello. «Sì, ma non credo, a questo punto, che vi siano spazi per “briscoloni” o altre amenità imposte o pensate in contesti esterni alla Regione e comunque espressione di una democrazia che si vorrebbe guidare dall’alto e non riconoscere dal basso, nel confronto trasparente delle figure e delle posizioni. Per questo, mi auguro che la classe dirigente del Pd cessi di pensare a complesse alchimie alternative e si limiti a registrare la correttezza di una gara, che in ogni caso è disputata da individui nei quali è ben chiaro il senso di responsabilità verso gli elettori e il partito. Mi auguro che il mio sfidante cominci a parlare dei problemi e del futuro della nostra regione e non di scontrini e di auto Seat».

Auspicio identico dal deputato Marco Di Maio per il quale 1il confronto è la scelta giusta» e dallo staff dell’ex sindaco.

«Siamo entusiasti - afferma Valentina Ravaioli, portavoce dei comitati -. le firme le abbiamo raccolte non nei salotti, ma tra la gente, parlando di temi concreti e vorremmo che questa fosse la cifra di tutta la campagna delle primarie. Speriamo che non subentrino motivi per farci cambiare percorso, che tutto resti lineare, coerente e trasparente come lo è stato Balzani».

Intanto nei circoli del partito il malessere per il “caos primarie” è evidente. Per Massimo Marchi, segretario a San Martino in Strada «l’errore fu a monte, concedendo a Vasco Errani la deroga alla regola dei due mandati, ma ora è un bene che ci siano le primarie che io avrei indetto anche per la scelta dei candidati al consiglio. Si vada fino in fondo e scelgano liberamente i cittadini, io voterò Balzani». Così come farà Eugenia Benini (Centro storico) che dice «no ad atti di forza dall’alto» e giustifica Bonaccini: «Il segretario ha fatto bene a restare in corsa».

La pensa diversamente Antonio Mambelli (Villagrappa). «Per il suo ruolo sarebbe stato più opportuna una retromarcia, ma in generale queste primarie che noi sovente sappiamo guastare, rischiamo di non farle bene: ci sono troppi punti poco chiari, lo stesso Balzani eccede in un atteggiamento da solista e se ora sarebbe sbagliato cancellarle, si deve riflettere sul fatto che siano il solo meccanismo giusto». Lapidaria Antonella Greggi (Forese): «chi voleva correre o voleva fermarsi ha fatto bene a farlo, ora vadano avanti Balzani e Bonaccini, basta che il partito inizi a ragionare su programmi e futuro».

 

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