«Ustica, dopo 34 anni chiedo solo la verità»

Rimini

FORLÌ. Il fratello Giacomo, tra le 81 vittime della strage del 27 giugno 1980, resta in cima ai suoi pensieri quotidiani e anche adesso, trascorsi ormai 34 anni e davanti all’ennesima speranza che la pubblicazione di documenti finora segreti possa far luce su quella tragedia, vuole essere ottimista. «Cerco solo la verità», afferma Anna Filippi, consapevole che questa non è mai stato un obiettivo condiviso da tutte le istituzioni.

«Ne ho abbastanza delle promesse che, a turno, mi hanno fatti i vari Governi. Io so solo che bastano pochi secondi per morire, così come è successo a mio fratello, e non mi aspetto molto anche in questo caso».

Giacomo Filippi, il cui corpo non fu mai ritrovato, nel 1980 aveva 47 anni e faceva l’imprenditore. Dal 1968, e per quattro anni, ricoprì anche il ruolo di commissario straordinario, facente funzioni di presidente, del Forlì Calcio. A lui sono stati intitolati lo stadio di Forlimpopoli, dove la famiglia ha vissuto per lungo tempo, e - nel 2011 - una strada a Forlì, nel quartiere San Giorgio, anche grazie all’interessamento del presidente del consiglio comunale Paolo Ragazzini, legato da profonda amicizia alla sorella.

Un personaggio che, però, non ha avuto - a giudizio della signora Anna - il ricordo che avrebbe meritato e la cui moglie, Dea Savorelli, è scomparsa il primo ottobre 2012 senza aver mai saputo cosa ha portato via suo marito per sempre. «Mi spiace - ricorda Anna - che in occasione dei vari anniversari della strage non ci siano state cerimonie significative, ma ormai mi appresto a compiere 68 anni il prossimo 19 settembre e l’anno scorso ho avuto un problema di salute molto serio dal quale non mi sono ancora ripresa. Vivo alla giornata e rimango ottimista, quello che mi dà il Signore mi va bene. Vicino al mio letto ho le foto di Giacomo, dei miei genitori e dei miei suoceri, li saluto tutti i giorni e spero che stiano bene». Resta la convinzione, pur davanti all’ormai famigerato “muro di gomma” sul quale si sono annullati gli sforzi degli inquirenti, che qualcuno conosca la verità. «Certamente. Anche l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga sostenne la pista dell’areo militare francese, ma non fu ascoltato».

La memoria di Giacomo è tenuta viva in casa parlando con i suoi figli Mario, 57enne, e Stefano, di 51 anni. «Mi piace ed è giusto ricordare - sottolinea con forza Anna - anche se la vita deve andare avanti e la nostra famiglia ha dovuto affrontare tanti brutti momenti».

Solo in parte leniti dalla sentenza della Cassazione, che nel gennaio dell’anno scorso in sede civile ha condannato lo Stato a risarcire 100 milioni di euro ai parenti dei superstiti per non “aver saputo difendere i propri cittadini”.

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