Balzani non si ricandida e attacca Vasco Errani

Rimini

FORLÌ. Alle 9 del mattino di ieri, dopo averci pensato pochi giorni e non aver condiviso la decisione con nessuno se non con la moglie Monica - informata della scelta prima di ogni altra persona - il sindaco Roberto Balzani ha annunciato la decisione di non ricandidarsi alla carica di sindaco. Poi lo sfogo personale, duro, implacabile verso ciò che resta dell’apparato tradizionale del Pd questa volta concentrato nell’ultimo bastione: la Regione e il suo presidente Vasco Errani.

Non l’addio alla politica che perseguirà con altre forme, fermo restando che come componente della direzione nazionale del Pd è il più importante esponente del segretario Matteo Renzi in Romagna. Balzani è conscio di essere al massimo del consenso: quel 56 per cento che non aveva raggiunto nel ballottaggio di cinque anni fa.

I temi del contrasto con Errani sono chiari. «Dai beni comuni al consumo di territorio fino alla politica ambientale. Mi ci sono abituato - sottolinea - conservando l’originalità di un punto di vista a volte tollerato, a malapena, a volte accolto come un pittoresco diversivo, a volte ferocemente osteggiato».

Eterno negoziato. «Quello a cui non sono riuscito ad abituarmi è stata la relazione con il monolite regionale, a cui mi sono avvicinato, lo confesso, pregiudizialmente convinto di trovare qualità di risposte e coerenza d’impostazione. Il tutto confortato dal presupposto dell’efficienza del modello emiliano. Ho potuto constatare che, mediamente, gli emiliani sono più pragmatici e capaci dei romagnoli, ma che la Regione, nel suo complesso, non era all’altezza delle mie, forse eccessive, aspettative. Mi sono accorto che imposta le relazioni con le città in termini negoziali, ma che di rado le fa partecipare ad un’autentica progettazione comune».

Il nodo. «Sull’Ausl unica - ricorda il sindaco - la Regione ci ha proposto un percorso ardito e noi non ci siamo tirati indietro. Io pensavo che la logica indicasse una via ovvia: l’elaborazione di un progetto sufficientemente dettagliato, con obiettivi e con un cronoprogramma di massima; il varo di una sperimentazione destinata ad identificare il modello di governo più efficace. A differenza dell’assessore regionale Lusenti, che pensa a un direttore generale “coi coglioni” da seguire passo, passo nelle sue realizzazioni io la penso diversamente. In fondo si dice addio all’ultimo contatto fra città ed ospedali, esistente da secoli. Si tratta perciò di un passaggio da maneggiare con cura. Insieme con altri sindaci abbiamo perciò immaginato una fase transitoria nella quale fossero coinvolti tutti gli attuali direttori generali, nessuno dei quali ha demeritato».

Pugnalato. «Poi è capitato un fatto - sottolinea Balzani - vale a dire una strana lettera anonima recapitata alla Procura, a ridosso di questi incontri decisivi per condividere le scelte sulla guida dell’Ausl,in cui si sostiene che vi sia un legame d’interesse fra me e la dottoressa Giulietta Capocasa, direttore generale dell’Ausl forlivese, collegato a presunti vantaggi avuti da una casa di cura cittadino di cui sono socio di minoranza per ragioni ereditarie (Villa Serena ndr), in cambio ci sarebbe l’appoggio a Capocasa. Un siluro al sottoscritto».

«E’ chiaro che non è il gesto di un mitomane - valuta il sindaco - ma a chi giova? Lo dico io: l’avvocato Capocasa è stata una dirigente coscienziosa e attenta a bloccare affari e speculazioni poco chiare. E’ possibile che soggetti i quali vedono nell’Ausl unica un’occasione per percorsi simili o analoghi, siano fortemente ostili al sottoscritto. E’ possibile che ci siano pezzi del potere regionale, magari in accordo con gruppi di pressione o di affari, in grado di muoversi come schegge impazzite al di fuori del controllo del presidente della Regione o dei suoi assessori. In fondo sanità e rifiuti sono i grandi business dipendenti da soldi pubblici. In un mondo chiuso come questo, un uomo come me non ha futuro. Può solo essere abbattuto una volta o un’altra. Magari per caso. Siccome non voglio che schegge degenerate fuori controllo dell’entourage di Vasco Errani mi pugnalino alla schiera durante la campagna elettorale». Balzani precisa che qui «Renzi, Bersani o Cuperlo non c’entrano» ma adesso lo scontro politico contro «i metodi del presidente della Regione» è appena iniziato. A Renzi e al nuovo segretario regionale del Pd toccherà prendere in serio esame il “j’accuse” dell’unico sindaco emiliano-romagnolo che sieda nella direzione nazionale del Partito democratico.

 

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