Ortofrutta, ora la spesa si fa dal contadino

Rimini

FORLÌ. Tutti pazzi per pesche e pomodori comprati dal contadino. La vendita diretta dell’ortofrutta, dal campo al consumatore, trova sempre più seguaci. Estate momento d’oro, quando sulla via del mare, o in campagna, spuntano decine di cartelli e bandierine per segnalare le coltivazioni.

«E’ un fenomeno sempre esistito ma negli ultimi tempi c’è un’esplosione di chi apre le porte della propria fattoria - registra il presidente della Cia di Forlì-Cesena, Guglielmo Mazzoni -. Questo perché c’è un crescente interesse da parte dei consumatori, che apprezzano di poter conoscere meglio e da vicino il prodotto che mangiano». Molte aziende agricole per questo si stanno attrezzando: vendere sull’aia in realtà è semplice, lo permette la legge. Le uniche regole sono quelle di essere un’azienda agricola riconosciuta e iscritta ai registri, commercializzare in misura percentualmente maggiore prodotti di propria produzione e seguire alcune norme sanitarie. Per il resto, l’agricoltore così può guadagnare anche dal 50 al 100 per cento in più.

«Chi vende pesche, ad esempio - fa due conti Filippo Tramonti di Coldiretti - non le dà via a meno di un euro al chilo. Per una pezzatura media, invece, le catene che acquistano a grosse quantità le comprano a circa 30 centesimi. Su quei banconi, infatti, si devono fronteggiare, oltre al surplus di produzione nostrana, anche l’ortofrutta che arriva dall’estero, Spagna e Grecia in testa». C’è quindi, anche per il contadino, un evidente vantaggio economico. «Ci sono piccole aziende che solo in questo modo riescono a stare in piedi - chiosa Tramonti - con pochi ettari fanno abbastanza reddito per sopravvivere dignitosamente. Tra le nostre associate la vendita diretta spopola, la praticano in 220, e in molte si dedicano solo a questo mercato e non solo in estate».

«C’è effettivamente un movimento culturale che porta a immaginare il prodotto acquistato in fattoria migliore e a buon prezzo. L’importante che il consumatore sia accorto - è il ragionamento di Marco Baldacci di Confagricoltura - perché deve ricordare che l’agricoltore, in questo modo, non ha obblighi di filiera, né etichette da rispettare. Certo è che ci si mette la faccia e, quindi, alleato sempre validi sono la conoscenza diretta e il passaparola, che dovrebbero premiare chi lavora meglio».

 

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