Camere di commercio verso gli accorpamenti

Rimini

FORLÌ. La scure del presidente del Consiglio Matteo Renzi è pronta ad abbattersi anche sulle Camere di Commercio. Dopo la riduzione del 50 per cento del diritto camerale stabilita dall’articolo 28 del decreto legge n. 90 del 24 giugno, è in arrivo la riorganizzazione degli enti camerali (che comprenderà anche la soppressione di diverse camere di commercio).

Il tavolo di confronto tra governo e UnionCamere è aperto, ma le parti per ora sembrano ancora molto lontane.

«I momenti di cambiamento che riguardano questo settore tecnicamente sono due - afferma il presidente della Camera di Commercio Forlì-Cesena Alberto Zambianchi - la prima è il decreto legge che ha ridotto l’entità del diritto camerale del 50 percento, per Forlì significa che le piccole imprese, che rappresentano il 95 per cento delle attività, dal 2015 pagheranno circa 54 euro di diritto camerale, anziché 109. Un alleggerimento del contributo che sicuramente è positivo, ma se poi aumentano tasse come la Tares e la Tasi e soprattutto non vengono restituiti i crediti dovuti alle imprese, nel contesto globale la riduzione della tassa camerale è più che altro una questione di immagine, che non incide significativamente nelle tasche delle imprese. Poi c’è la questione del disegno di legge - prosegue Zambianchi - che dovrebbe portare ad una riforma delle camere di commercio in merito alle competenze e alla gestione del registro delle imprese. In Italia abbiamo un anagrafe delle imprese che ci invidiano tutti, un registro informatizzato che nel 2013 ha permesso di effettuare 40 milioni di visure, di queste 6,7 milioni sono state messe a disposizione delle forze dell’ordine per la lotta al crimine organizzato. Sono dati indispensabili».

In merito alla riforma sono ancora parecchi i punti poco chiari. «L’Italia è un paese che sta cercando di uscire dalla crisi - sottolinea Zambianchi - le camere di commercio in 153 anni di storia sono sempre state a fianco degli imprenditori, ci auguriamo che la riforma aiuti le imprese e il paese. Vogliamo che si una riforma chiara che indichi quali saranno le funzioni di ciascuno e quali le risorse».

L’ipotesi iniziale di soppressione era di passare da 105 camere di commercio (una per ogni provincia) a 20 (una per ogni regione), ipotesi che non tiene assolutamente conto del fatto che in alcune regioni ci sono milioni di imprese. «La Lombardia e l’Emilia Romagna attualmente hanno 9 camere di commercio - spiega Zambianchi - ma dal punto di vista del numero delle imprese non possono certo essere paragonate a regioni piccole come ad esempio la Valle d’Aosta, dal momento che il numero di imprese esistente nei territorio è alquanto differente. Una Camera di Commercio è assolutamente insufficiente. Non siamo contrari alla riforma, ma vorremmo capire in che genere di percorso ci si mette e vorremmo poter discutere sui diversi aspetti e sulle esigenze dei singoli territori».

 

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