Sapro, chiesto il processo per 22 indagati

Rimini

FORLÌ. Chiesto il processo per 22 indagati. L’inchiesta sul crac Sapro è arrivato a un punto di svolta con la richiesta di rinvio a giudizio che il sostituto procuratore della Repubblica Filippo Santangelo ha inoltrato al giudice per le indagini preliminari che ora dovrà decidere se processare le persone entrate nel fascicolo e accusate di bancarotta, false comunicazioni sociali e ricorso abusivo al credito.

L’inchiesta della procura di Forlì si basa su atti documentali che vanno dal 2001 al 2010 e coinvolgono gran parte, se non tutti i consiglieri di amministrazione di Sapro che si sono succeduti, oltre i componenti del collegio sindacale e il direttore generale Bruno Lama, licenziato nel dicembre del 2008. Gli episodi contestati ai consiglieri dei Cda ai presidenti Daniele Mambelli (dal 21 aprile 1998 al 25 maggio 2010) e Vittorio Croci (dal 25 maggio 2005 al 24 maggio 2010) sono contestati in modo minuzioso. Sono circa trenta gli atti compravendita considerati soggetti alle ipotesi di reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale per dissipazione e per distrazione per un importo complessivo di 6 milioni 108 mila euro. Ad essi si aggiungono le accuse di dissipazione del patrimonio sociale per altri 5 milioni 272 mila euro in relazione alle quote della società Sviluppo A14, poi per l’acquisto giudicato dissipatorio dell’area Case Castagnoli nel territorio di Cesena per 2 milioni 627 mila euro e anche per avere concesso in comodato a tempo indeterminato i terreni sull’A 14 senza pretendere nulla in cambio e così via contestando nelle cifre l’acquisto di un’area a San Colombano, l’area di Fiumana, l’area Mattei, l’area Dovizi 2, quella a San Giorgio, a Bagno di Romagna, quella del Pru 1 a Forlì, del Pru di Cesena, l’ex-Cai, fino ad irregolarità contestate nella vendita di un terreno alla Pro Domo. Altri reati sono quelli di bancarotta fraudolenta documentale, ricorso abusivo al credito e bancarotta patrimoniale per dissipazione e bancarotta semplice.

Sapro Spa, la società pubblica per l’urbanizzazione delle aree industriali del territorio, è stata dichiarata fallita il 7 dicembre 2010, abbattuta da un deficit di oltre 100 milioni di euro.

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