Liceale morta, indagati i genitori

Rimini

FORLÌ. Maltrattamenti in famiglia in concorso con l’aggravante della morte della persona offesa e istigazione al suicidio. Accuse durissime quelle con le quali sono stati iscritti nel registro degli indagati i genitori della 16enne che otto giorni fa si è suicidata lanciandosi dal tetto dal Liceo Classico che frequentava. Una svolta incredibile quella cui si è arrivati dopo le indagini condotte in maniera circostanziata dal sostituto procuratore Marilù Gattelli, con il Procuratore Sergio Sottani, che si sono avvalsi dei Carabinieri del Nucleo operativo radiomobile guidati dal luogotenente Gino Lifrieri. Ad accusare la madre e il padre è stata direttamente la studentessa nella sua lettera scritta in quei lunghissimi minuti, forse ore, sul tetto della scuola, prima di lanciarsi nel vuoto. Una denuncia straziante di un disagio familiare che era diventato insopportabile per la ragazza, tanto da farle decidere per un gesto estremo.

In quelle parole, frase dopo frase, uno spaccato di vita nella quale la 16enne non vedeva futuro. Nell’ultimo litigio con i genitori le era stato comunicato che non avrebbe avuto il permesso di proseguire gli studi in Cina come lei voleva. Voleva andare lontano da casa e da regole che non sopportava. Una serie di umiliazioni, privazioni e violenze psicologiche che la giovane racconta in quei fogli, non una lettera d’addio, ma un vero atto d’accusa. Poche righe piene d’affetto per amiche e compagni, chi l’ha accompagnata negli ultimi mesi di vita, parole pesanti come macigni verso i genitori, travolti dal dramma della morte di una figlia, ora provati anche da questa devastante notizia. A comunicargliela sono stati gli inquirenti che lunedì pomeriggio hanno perquisito per ore, alla presenza del magistrato, la casa della famiglia della studentessa, prelevando materiale, computer e scritti per arricchire il quadro probatorio. Un atto grave, ma soppesato dalla Procura e dai Carabinieri, al termine di indagini «che ci ha chiesto di fare la ragazza. Era un dovere, nel suo ricordo» è il pensiero di un investigatore. Dietro il suicidio ci sarebbe la degenerazione del rapporto genitori-figlia. La quale - secondo quanto da lei scritto - vedeva la vita come una prigione, con troppe privazioni, impossibilità di relazionarsi con i coetanei al di fuori dell’attività scolastica. Non si sentiva apprezzata nonostante ottimi voti e un comportamento irreprensibile, ma mai abbastanza per i genitori che non le riconoscevano meriti e svalutavano quanto fatto, con - sempre secondo scritto dalla ragazza - ingiurie e vessazioni (violenze psicologiche che hanno fatto configurare il reato ipotizzato di maltrattamenti in famiglia). Qualche giorno prima del tragico gesto, un litigio tra figlia e genitori al termine del quale alla giovane era stato comunicato il divieto a proseguire gli studi in Cina come la ragazza voleva. Nei giorni successivi per almeno due volte la 16enne aveva minacciato di togliersi la vita senza, a quanto pare, che nessuno facesse nulla per preoccuparsi di quelle parole (e qui si sarebbe configurata l’istigazione al suicidio). Dagli inquirenti arriva anche una sorta di appello agli amici, a chi conosceva la ragazza perché si mettano in contatto con i Carabinieri del Nucleo operativo radiomobile per raccontare qualche episodio, qualche confidenza che possa aiutare a far luce sul disagio interiore vissuto dalla compagna.

Un dramma nel dramma. Quello di una ragazza che si è tolta la vita, senza che amici e altri parenti potessero neanche darle l’ultimo addio prima della cremazione. E quello di una coppia che deve fare i conti con i fantasmi di una decisione tanto drammatica e definitiva.

 

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