"No alla globalizzazione dell’odio". In 300 a Forlì dopo l’attentato

Forlì

FORLI'. Oltre trecento persone si sono date appuntamento ieri pomeriggio alle 18 in piazza Saffi per manifestare e accendere e una candela contro l’odio che ha prodotto la strage nelle moschee di Christchurch in Nuova Zelanda, dove hanno perso la vita 49 persone di religione musulmana dai 3 ai 71 anni sotto i colpi di un commando suprematista e razzista.

Gli interventi

Ad accogliere sul sagrato di San Mercuriale la comunità musulmana riunita, ovvero proveniente sia dalla moschea di via Masetti che dal centro di via Fabbretti, oltre a diversi forlivesi (presenti anche esponenti di Anpi e Cgil), è stato l’abate di San Mercuriale don Enrico Casadio; con loro anche l’assessore Raoul Mosconi in rappresentanza dell’amministrazione comunale. L’uno al fianco dell’altro sugli scalini della chiesa hanno preso la parola uno alla volta. Faiz Abdelkebir e Khamassi Hichem della moschea di via Masetti hanno letto un versetto del Corano che invita gli uomini «tutti discendenti da Adamo» a «vivere insieme come fratelli». Don Casadio ha invece citato la dichiarazione di fratellanza di Abu Dhabi sottoscritta da Papa Francesco: «È frutto della sapienza divina la libertà di essere diversi», che vale per tutti gli esseri umani. Quindi è stato letto il passaggio del “discorso della montagna” dal Vangelo di Matteo sulla beatitudine dei miti, dei puri di cuore, degli assetati di giustizia, dei misericordiosi e degli operatori di pace. È intervenuta anche la professoressa Maura De Bernard in rappresentanza della comunità ebraica forlivese che ha sottolineato la «necessità di fermare ora ogni pensiero di odio, senza perdere alcun minuto». Per l’amministrazione comunale e a nome della comunità forlivese, l’assessore Raoul Mosconi ha espresso solidarietà alle vittime dell’attentato ribadendo che «il terrorismo non ha religione, non ha valori, non ha alcun senso». E citando gli articoli 2, 3 e 19 della Costituzione italiana sui diritti inviolabili dell’uomo e la par dignità sociale dei cittadini, oltre che sulla libertà di culto, ha invitato i presenti «a scolpire questi principi nella mente e nel cuore». Una rappresentante delle tre associazioni Life onlus, Donne marocchine in Italia, Afaf di Forlì e Aci di Ravenna, ha letto un comunicato in cui veniva «espresso dolore e preoccupazione» per l’attentato terroristico del 15 marzo. «Questo gravissimo atto di terrorismo antislamico ispirato a una ideologia razzista e islamofoba, deve farci riflettere sulla situazione di violenza che quotidianamente colpisce persone inermi in tutto il mondo, frutto di una subcultura razzista e violenta che è sempre più visibile e divulgata nei media e dalla propaganda politica». Per contrastarla il richiamo è «a un impegno civile costante che veda i cittadini uniti». Alle istituzioni locali e nazionali è stato fatto appello per «tutelare i cittadini musulmani e vigilare sulle moschee». Perché se l’attentatore neozelandese si è ispirato a un fatto italiano, la sparatoria di Macerata dell’anno scorso, il timore è che si sia arrivati «alla globalizzazione dell’odio». «La Nuova Zelanda non è lontana in questo piccolo mondo unito dal web ma non ai valori della solidarietà e dei diritti umani». Chi era in piazza ieri ha detto il suo “no al razzismo”, come chiedevano alcuni bambini coi loro cartelli.

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