Forlì, Sgarbi alla mostra promuove Moretti candidato sindaco

Forlì

FORLI'. «Forlì non fa mai scelte originali, fa scelte trionfali. Quelle forlivesi sono mostre “monster”, ovvero sontuose, ricche di prestiti incredibili, bellissime, di fatto dei musei. Vanno sul sicuro, anche questa avrà un grande successo».

Fra gli ospiti della vernice di ieri della nuova grande mostra, la quattordicesima, che apre oggi al pubblico, c’era anche Vittorio Sgarbi. Anzi per una buona parte della mattinata è stato proprio lui che ha catalizzato l’attenzione e, una volta tanto, ha fatto il suo giro di visita non nottetempo, ma tra la folla di invitati all’anteprima. Ha parlato di arte ovviamente e ha dato la sua lettura del secolo narrato per immagini dalla mostra “Ottocento. L’arte dell’Italia tra Hayez e Segantini». «L’arte italiana nasce con Cimabue e Giotto e finisce con Canova. Quando l’Italia non era unita c’era un’arte italiana, animata da un comune sentire che la attraversava interamente, il Rinascimento è il vero Risorgimento italiano. Quando l’Italia vine unita l’arte si disgrega. L’Ottocento è il secolo più localistico della storia dell’arte italiana, nascono tutte le scuole che rivendicano ciascuna il proprio localismo e l’unitarietà dell’arte si dissolve, fino ai simbolisti, per poi ricompattarsi solo successivamente nel futurismo».

Campagna elettorale

La passerella torna utile anche per una veloce promozione del candidato della sua lista Rinascimento. Chi segue Sgarbi a ogni passo è, infatti, il forlivese Sauro Moretti, in realtà suo braccio destro organizzativo da qualche anno, la cui candidatura è stata lanciata dallo stesso Sgarbi circa un mese fa. «Un candidato di disturbo ovviamente, che però potrebbe allearsi e in quel caso solo con il centrodestra che oggi rappresenta il nuovo in quanto non ha poteri conservativi da difendere e garantirebbe il ricambio. Ricambio non vuol dire meglio o peggio, ma solo nuovo». Insomma nell’ipotesi di un ballottaggio, Sgarbi e Moretti, con Rinascimento, dicono ora dove si collocherebbero. «Lo propongo come assessore alla cultura – conclude il critico – lavora con me da anni. L’arte oggi è il suo lavoro a tempo pieno».

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