Pastore ucciso, 30 anni al carnefice

Rimini

FORLÌ. Trent’anni di carcere con rito abbreviato. Quindi con lo sconto di un terzo della pena. Vale a dire il massimo della pena. Il giudice per le udienze preliminari Alessandro Trinci ha condannato ieri pomeriggio Catalin Balaban, operaio rumeno di 27 anni, ritenuto uno degli autori dell’omicidio del connazionale Gabar Vasile, il 58enne pastore trovato cadavere il 15 giugno 2010 in un fosso del podere che custodiva.

Catalin Balaban, cugino della vittima, non avrebbe agito da solo. Per ora, però, lui ha pagato con una pena anche maggiore di quella richiesta dal sostituto procuratore Filippo Santangelo (27 anni al lordo dello sconto), per una seppur minima collaborazione dopo l’arresto avvenuto nel settembre dello scorso anno. Furono i Carabinieri a rintracciarlo nella sua casa in Romania e a mettergli le manette con l’aiuto della Polizia rumena. Balaban ha raggiunto il tribunale di Forlì dal carcere di Vigevano dove è rinchiuso. Il giovane era difeso dall’avvocato Stefania Raimondi di Roma. Il pastore rumeno venne ucciso a bastonate nel podere “Vincarello nuovo” di Modigliana, pare per futili motivi di liti familiari. ll corpo di Vasile Gabar venne rinvenuto la sera del 14 giugno 2010. A dare l’allarme fu il padrone del podere, che si trova in una località dispersa a 8 chilometri da Modigliana, che il rumeno custodiva. Le indagini dei Carabinieri del Nucleo operativo radiomobile, guidati allora dal capitano Cristiano Marella e ora dal luogotenente Gino Lifrieri, coordinati dal sostituto procuratore Filippo Santangelo, permisero di ricostruire i contatti, molto rari, di Vasile col mondo esterno. Un cellulare che gli stato rubato l’anno precedente la morte durante una rapina, fu l’appiglio per arrivare a Balaban. Infatti quel telefono, muto per 24 ore, era tornato attivo il giorno dopo in Romania, con una scheda a nome dello stesso 26enne. Un lavoro certosino quello dei militari forlivesi. Nell’ordinanza di arresto europeo emessa dal Tribunale del Riesame di Bologna era stato riconosciuto in pieno il valore dell’attività di indagine dei Carabinieri, già ricostruita nel provvedimento del sostituto procuratore Filippo Santangelo, ma “bocciata” dal Gip Rita Chierici. All’origine della spedizione punitiva sembra ci fossero dissidi su alcune proprietà e questioni di soldi tra Gabar e la famiglia Balaban. Ieri la sentenza del Gup Trinci: 30 anni di carcere per omicidio e rapina. Ma la caccia al complice è ancora aperta.

 

 

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