Nuova mobilità e investimenti a Forlì. Ecco il piano da 67 milioni

Forlì

FORLI'. Sono serviti più di due anni di studio, ideazione e progettazione, ma a cinque mesi dal “rompete le righe” la giunta guidata dal sindaco Davide Drei lascia alla futura Amministrazione e alla città una delle sue eredità più importanti: un piano di valenza decennale che ripensa e ridisegna strade, percorsi e modalità di spostamento dei forlivesi. È il “Pums”, ossia il Piano urbano della mobilità sostenibile che, per usare le stesse parole dell’assessore Marco Ravaioli, rappresenta «un indirizzo strategico generale che sottenderà tutte le azioni in corso e future sul tema della viabilità».

Tanti obiettivi

Un libro pieno di buone intenzioni, ma anche una direzione ben precisa sulla quale Forlì intende muoversi seguendo un ordine di priorità già fissate e un dettagliato piano di investimenti. Corposo perché concretizzare tutti gli obiettivi del “Pums” costerà 67 milioni 557mila euro dei quali ora 6 sono già “in tasca”. Cifra che non comprende i 15 milioni per il rinnovo del parco mezzi del trasporto pubblico locale e, soprattutto, gli 88 che serviranno per la grande viabilità: terzo e ultimo lotto della Tangenziale Est (da San Martino in Strada all’ospedale per 76 milioni); il collegamento ad Ovest di Forlì tra Vecchiazzano e Villanova (5 milioni) e i primi due lotti del “collegamento veloce” Forlì-Cesena (altri 7 milioni). Escluse queste opere, tutto il resto ricade nelle strategie del Piano della Mobilità Sostenibile adottato nel dicembre 2016 e, ricevuto il placet della Regione, pronto a essere pubblicato e messo a disposizione per osservazioni sino ad aprile. A quel punto il consiglio comunale dovrà approvarlo. Sarà presumibilmente l’ultimo atto delle attuali giunta e consigliatura.

Gli obiettivi

Quali siano gli obiettivi è evidente nella dicitura “sostenibile”. Il “Pums” vuole recepire le richieste del piano aria integrato regionale. «E lo faremo, andando in parte anche oltre come nei requisiti sulle piste ciclabili – prosegue Ravaioli –. Investiremo 22 milioni tra ciclabilità e mobilità alternativa portando da 0,8 a 1,6 metri per abitante la lunghezza dei percorsi ciclabili (il “Pair” ne chiede 1,5 ndr). Inoltre aumenteremo dell’80% le “Zone 30”, del 36,5 per cento l’estensione della zona a traffico limitato e del 20% quella delle aree pedonali incrementando al contempo del 10% gli spostamenti in autobus». In questo modo, entro 10 anni, i forlivesi dovrebbero usare sempre meno l’automobile, passando dal 63,7% di utilizzo abituale del 2007 al 51,9%, a fronte di un 22,3% di chi dovrebbe prediligere la bicicletta (era il 17% 11 anni fa), un 6% di uso medio dei bus e un 8% di mobilità pedonale. Realizzabile? Anche se il Piano andrà valutato ogni due anni, e quindi dalla futura giunta, Ravaioli e il sindaco Davide Drei ci credono fermamente. «Molti degli interventi previsti che porteranno a questi traguardi, sono già in corso o in via di progettazione» affermano, ricordando come 1,6 milioni siano giunti dal bando ministeriale “Casa-Scuola-Lavoro” al quale Forlì si è piazzata 11ª su scala nazionale. «Risorse da utilizzare entro il 2020 per potenziale il bike sharing, Pedibus e Bicibus, per realizzare clclabili, Zone 30, la ciclostazione, fornire “buoni mobilità” e acquistare nuove pensiline del trasporto pubblico. In più a inizio anno verranno installati dissuasori di velocità nei quartieri che più ne abbisognano e realizzati, con 250mila euro, nuovi attraversamenti pedonali protetti. Vogliamo creare le condizioni per una convivenza sicura tra tutte le modalità di spostamento». Cosa manca al quadro? La sosta. Su questa l’intento è «mantenere il sistema tariffario attuale, ma anche garantire una maggiore offerta di parcheggio in strada per le zone più critiche». Sui varchi elettronici di controllo non si torna indietro, mentre si vogliono potenziare i collegamenti periferia-centro del trasporto pubblico anche con “corridoi” dedicati nelle strade del cuore di Forlì.

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