Istituto Ruffilli, un anno in più per decidere il futuro della scuola forlivese

Forlì

FORLI'. Le prime ore di lezione di ieri mattina gli studenti di Liceo artistico e Musicale, Itas Saffi, Ite Matteucci e Istituto Ruffilli, accorsi a centinaia con striscioni, slogan e anche l’accompagnamento musicale, le hanno trascorse da piazza Saffi fino a piazza Morgagni, sede della Provincia, per dire no all’accorpamento del Ruffilli agli altri tre istituti. E mentre da fronti politici opposti continuavano ad arrivare appelli e richieste a riconsiderare la trasformazione avversata già da docenti e studenti, il presidente della Provincia Gabriele Fratto a conclusione della commissione di concertazione svoltasi in mattinata ha detto la sua.

Tutto fermo

Per ora la questione si congela. Ovvero l’accorpamento per il momento non ci sarà, nel contempo la Provincia intende mettere in campo non solo l’ascolto ma anche chiamare a raccolta idee e proposte per risolvere una situazione che comunque presenta criticità. «Per il momento l’unica proposta tecnica è quella del provveditore agli studi, ed è fattibile. Ma il percorso avviato lo scorso 9 ottobre non ha poi previsto il coinvolgimento necessario di tutte le parti in causa – sintetizzava ieri Fratto –. Da quella data ad oggi molta acqua è passata sotto i ponti e tutti gli elementi negativi, oltre alla stessa carenza di confronto, sono emersi. Problemi organizzativi con lo smembramento delle sezioni divise fra più dirigenze, la perdita dell’identità degli istituti, del Ruffilli, come anche del Liceo artistico. Serve dunque tempo per ragionare, per mettere in campo idee alternative se, come ho capito, ce ne possono essere. Perché comunque le problematiche esistono, a cominciare dal numero di iscritti che, al momento di determinare gli organici di diritto da qualche anno a questa parte è sempre inferiore alla soglia minima dei 600, limite che poi in genere si raggiunge ad anno scolastico iniziato. Questo numero è quello che determina la possibilità di avere una dirigenza e di accedere ai finanziamenti, quindi alla scuola di crescere, senza si è sempre in bilico. Occorre quindi lavorare e abbiamo a disposizione un anno, perché al 30 novembre dell’anno prossimo si possa arrivare a una soluzione condivisa». La futura decisione dovrà quindi essere preceduta necessariamente, dice la Provincia, «da un’attenta analisi del trend demografico degli studenti, dei loro bisogni, del diritto di istruzione, delle molteplici funzioni svolte dalle autonomie scolastiche, e dovrà garantire il rispetto del parametro minimo di 600 alunni per assicurare a ciascuna autonomia l’assegnazione del Dirigente scolastico e del Direttore dei servizi generali ed amministrativi».

Il comitato

Soddisfatto per il momento il comitato di docenti nato per scongiurare l’aggregazione di istituti: «Dunque, alla fine ha prevalso la buona politica, quella capace di ascoltare. Accogliamo con soddisfazione la decisione della Provincia di prendere tempo per la eventuale riorganizzazione del Ruffilli e degli altri istituti. Per quanto ci riguarda rispetteremo gli impegni presi e fin da oggi ci metteremo al lavoro per costruire una proposta condivisa che rilanci e potenzi l’istruzione professionale in città, a partire dalle esigenze del territorio. Tutto ciò, senza smembramenti, filiere o riaggregazioni di scuole».

Le reazioni

Nei giorni scorsi avevano detto no al progetto Pd e Lega, quest’ultima ieri si è appellata alla Provincia affinché sospendesse il percorso di smembramento. Per parte sua Rifondazione comunista si è schierata con gli studenti in piazza al mattino, per contrastare la riduzione della «differenziazione della didattica attualmente presente in città» che l’operazione avrebbe comportato. Il sindaco Davide Drei e il vice Lubiano Montaguti, infine, definiscono «positiva la proroga dei termini del processo di aggregazione, frutto di un proficuo confronto».

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