Disabile ricoverato in ospedale a Forlì, la famiglia presenta denuncia

Forlì

FORLI'. Una denuncia presentata alla Procura della Repubblica per verificare comportamento e procedure delle cure fornite a un uomo disabile che si era recato in ospedale. L’ha presentata la famiglia di un 42enne con una invalidità mentale del 100 per cento, dopo una brutta esperienza avuta con il servizio sanitario pubblico, accusato di aver dimesso il disabile senza avvertire il tutore legale (ma l’Ausl ribatte che è stata avvertita una sorella come riportato nella cartella clinica), senza averlo sottoposto agli esami richiesti dal Pronto soccorso per verificare le sue condizioni e il perché di alcuni valori clinici fuori dalla norma.

Per i sanitari questi esami non è stato possibile eseguirli a causa del fatto che l’uomo fosse «agitato e inavvicinabile», comportamenti che la famiglia nega il 42enne possa aver avuto, vista la sua condizione, portando come testimoni anche le badanti che si sono alternate con i familiari durante le circa 48 ore di ricovero all’ospedale. Due versioni che non coincidono, di certo a non essere tutelato è stato il disabile.

La ricostruzione

L’uomo, che ha per tutore legale un fratello, vive in una struttura attrezzata di Forlimpopoli. Qualche giorno fa ha accusato un malessere: non mangiava, non beveva, aveva labbra gialle, con qualche linea di febbre, sintomi che ne hanno consigliato il trasporto in ospedale. Prima il passaggio al Pronto soccorso, dove radiografia, ecografia e altri esami hanno evidenziato qualche valore sballato, forse un’infezione in corso, che richiedevano alcuni approfondimenti, così il 42enne è stato portato nel reparto di Medicina, dove è rimasto ricoverato, seguito a turno da familiari e badanti. Secondo quanto scritto dai medici nel referto consegnato alla famiglia, non è stato possibile sottoporre il ricoverato a nessun esame essendo impossibile avvicinarlo per un costante comportamento ostile. Versione che ha sorpreso i familiari che spiegano come il parente poteva essere magari intimorito, ma sicuramente non ingestibile e che se ci sono stati problemi nessuno li ha mai avvertiti.

Il trasporto

Rimane il fatto che dopo circa 48 ore il disabile è stato dimesso, caricato su un’ambulanza con l’ago infilato nel braccio e riportato alla struttura di Forlimpopoli, avvertita quando il viaggio era ormai già iniziato. Nello stesso referto i medici consigliavano altri esami per valutare le condizioni, comunque in miglioramento, vista l’assenza di febbre.

«Non potevano tenerlo lì per farli già in ospedale?» chiedono i familiari, che intanto denunciano di non essere stati avvisati delle dimissioni del congiunto, nemmeno il tutore legale, che poi il giorno dopo si è recato a parlare con il medico che aveva seguito il ricovero, ricevendo spiegazioni che non hanno rassicurato la famiglia sulle cure avute e sull’attenzione nella gestione di un paziente debole come è un invalido al 100 per cento, tanto da portarli a presentare una denuncia alla Procura della Repubblica per chiedere di verificare eventuali negligenze e le modalità delle dimissioni e del trasporto verso la struttura. Toccherà ai magistrati valutare se ci siano profili legali violati, se i medici si siano comportati come previsto dai protocolli oppure se si sia trattato solo di scarsa sensibilità verso una persona in difficoltà.

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