Osservatorio sugli incidenti stradali, a Forlì si pensa a nuovi autovelox

Forlì

FORLI'. Si è riunito per la prima volta ieri mattina in Prefettura l’Osservatorio permanente sull’incidentalità stradale, chiamato ad analizzare in modo congiunto i dati resi disponibili dalla Regione sui sinistri avvenuti nel biennio 2016/2017 sul territorio provinciale. Una vera e propria piaga, considerando che nel solo mese di ottobre sono stati 4 i decessi.

Pericoli costanti

Eloquenti i numeri dell’ultimo triennio: nel 2015, 1.571 incidenti con 2.095 feriti e 24 morti; nel 2016, 1.681 incidenti (+7%) con 2.157 feriti e 34 morti (+41,7%); nel 2017, 1.653 incidenti (-1,7%) con 2.137 feriti (-0,9%) e 31 morti (-8,8%). Il bollettino di quest’anno, aggiornato al 25 ottobre parla di 18 morti: equamente divisi tra Forlì e Cesena con 13 uomini e 5 donne (2 in autostrada, 8 nei centri urbani e 8 nelle strade provinciali e statali), di cui 7 trasportati o conducenti, 3 ciclisti, 2 pedoni e 6 motociclisti.

Misure da adottare

Il tavolo di ieri mattina, al quale hanno preso parte il sindaco di Forlì, i rappresentanti di Regione e forze dell’ordine e le associazioni del privato sociale impegnate sul tema, ha dato il via al percorso che porterà alla nuova classificazione delle strade o tratti di esse (urbane secondari, urbane di scorrimento), per poter poi attivare il controllo da remoto (autovelox, velo ok) per accertare le violazioni per eccesso di velocità. Apparecchi la cui installazione da parte degli enti proprietari delle strade dovrà prima passare al vaglio della Prefettura, previo parere della Polizia stradale.

Il parere

Alla riunione anche Giordano Biserni, presidente di Asaps (Associazione sostenitori amici Polizia stradale). «Preoccupa il calo dei controlli da parte delle forze dell’ordine per la penuria di organico; basti pensare che la Stradale di Rocca è ridotta a 5 unità – ricorda –. Così come la difficile manutenzione della rete viaria e penso all’E45 su tutti e una criminalizzazione dei sistemi di controllo della velocità e anche degli etilometri, vissuti come uno strumento repressivo invece che preventivo e di sicurezza».

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