Morte dell’imprenditore Colella Chiamata in causa anche l’Ausl

Forlì

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GAVINO CAU

L’Ausl chiamata in causa per l’eventuale risarcimento civile nella vicenda della morte dell’imprenditore edile Giancarlo Colella, avvenuta il 17 febbraio 2016, decesso per il quale ieri si è aperto il processo a carico di una dottoressa del Pronto soccorso dell’ospedale “Morgagni Pierantoni”. A chiamare in causa l’Azienda sanitaria sono state le parti civili costituitesi: davanti al giudice Marco De Leva i legali della famiglia Colella hanno chiesto che venisse citata a giudizio anche l’Ausl per l’eventuale risarcimento civile. L’udienza è stata poi aggiornata al 21 gennaio quando si tornerà in aula e questa volta ci sarà anche un legale della sanità pubblica.

Il caso

Un dramma umano, quello dell’imprenditore edile nel quale, secondo la famiglia, si deve valutare anche il comportamento professionale dei medici che visitarono il 52enne. Imputata, infatti, con l’accusa di omicidio colposo, è una dottoressa 40enne difesa dall’avvocato Max Starni, che rimandò a casa il paziente: lo aveva visitato al Pronto soccorso dell’ospedale di Vecchiazzano dove l’uomo si era presentato per un malessere che perdurava da alcuni giorni, anche con stato febbrile. La dottoressa rimandò a casa Colella, dicendogli di «assumere acqua a sorsi brevi e mangiare riso in bianco».

Poche ore dopo però le condizioni del 52enne erano peggiorate ed era stato fatto intervenire il medico di famiglia per una visita a domicilio. Peggioramento che si era accentuato durante la notte, tanto che al mattino era stata chiamata l’ambulanza del 118 per un ricovero in ospedale, dove Colella accusò un infarto che precedette la morte, accertata il 17 febbraio, alle 20.55, per “insufficienza multiorgano conseguente a shock settico da infezione polmonare”.

La denuncia

Una morte per la quale la famiglia dell’imprenditore ha subito voluto vederci chiaro, sporgendo denuncia e chiedendo il sequestro della cartella clinica per poter valutare il lavoro e le diagnosi dei medici coinvolti. Dapprima il sostituto procuratore Filippo Santangelo aveva iscritto nel registro degli indagati 11 medici, dieci dei quali poi archiviati in due fasi. Il processo si è quindi aperto ieri davanti al giudice monocratico Marco De Leva (pubblico ministero Francesco Buzzi) per la dottoressa, rinviata a giudizio nel giugno scorso dal giudice per le indagini preliminari Giorgio Di Giorgio. Parti civili nel processo sono un figlio della vittima, tutelato - così come la moglie di Colella e un secondo figlio - dall’avvocato Andrea Romagnoli; una sorella di Colella, difesa dall’avvocato Gianluca Betti, un’altra sorella e la mamma del deceduto, tutelate dal legale Massimo Pifani. La prima udienza ha di fatto chiamato in causa anche l’Ausl per il risarcimento civile. Ora si tornerà in aula nel gennaio 2019

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