Bando per il verde pubblico, rinviata a giudizio l’ex vice sindaca di Forlì

Forlì

FORLI'. L’ex vice sindaca Veronica Zanetti, il direttore generale del Comune di Forlì Vittorio Severi e Giovanni Morelli, il professionista di Ferrara che il 7 settembre 2015 ricevette l’incarico per coadiuvare l’Unità Verde del Municipio, sono stati rinviati ai giudizio per il reato di turbativa d’asta in concorso. A decidere di mandare a processo i tre è stato, ieri mattina, il gip Monica Galassi; sostituto procuratore d’udienza Claudio Santangelo. La prima udienza è fissata per venerdì 23 novembre davanti al giudice monocratico Maurizio Lubrano. Zanetti è difesa dall’avvocato Carlo Nannini, Severi da Antonio Baldacci e Achille Macrelli, mentre Morelli da Andrea Marzola del foro di Ferrara.

I fatti

Il caso scoppiò dopo l’esposto di Mario Peruzzini, all’epoca capogruppo della lista “Noi con Drei” - diventata poi “Forlì SiCura” - nel quale si denunciava come la formulazione del bando pubblicato il 21 luglio 2015 per assegnare l’incarico esterno a supporto specialistico dell’Unità Verde fosse stato ritagliato “su misura” rispetto al profilo professionale di Giovanni Morelli - fondatore dello “Studio Progetto Verde” - al punto da escludere altri concorrenti e blindare - di fatto - la scelta da parte della commissione giudicatrice presieduta proprio dal direttore generale Vittorio Severi.

Terremoto politico

Il caso indusse il sindaco Davide Drei a togliere la delega al verde pubblico alla Zanetti, poi uscita dalla giunta nel rimpasto del giugno 2016. Il consigliere Peruzzini portò in Procura i documenti avuti dopo la richiesta di accesso agli atti. Si trattava dello scambio di messaggi via posta elettronica tra l’allora vicesindaco, il direttore generale e i tecnici comunali incaricati di redigere il bando per l’attività di supporto specialistico all’Unità verde. Informative nelle quali, secondo l’accusa, sarebbero state date indicazioni molto precise su come andava elaborato il bando. Nel novembre scorso la Procura, con l’allora procuratore reggente Filippo Santangelo e il sostituto Laura Brunelli, aveva chiuso le indagini preliminari ipotizzando, come ricordato, il reato di turbativa d’asta in concorso.

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