Ustica, appello dei parenti delle vittime: «Il Governo deve chiedere la verità»

Spirito indomito
Dopo le parole in esclusiva sul “Corriere” di Stefano Filippi, uno dei due figli dell’imprenditore forlivese Giacomo Filippi - che quella sera perse la vita con altre 80 persone sul volo che lo stava portando in Sicilia per lavoro - anche Daria Bonfietti, presidente dell’Associazione parenti delle vittime della strage, costituita nel 1988, si appella al nuovo Governo perché si schieri con decisione al loro fianco. E proprio ieri i rappresentanti di tutte le associazioni dei famigliari delle vittime provocate dalle stragi che ancora non hanno un colpevole, si sono ritrovati a Roma - alla presidente del Consiglio dei ministri - per chiedere che le carte su quelle vicende possano essere rese pubbliche, come contemplato dalla direttiva del Governo Renzi nel 2014 che imponeva alle Amministrazioni coinvolte la trasmissione all’Archivio centrale dello Stato della documentazione di cui sono in possesso.
Il punto
«A livello giudiziario – sintetizza Bonfietti – dal 1999, con l’inchiesta del giudice Rosario Priore, sappiamo che il Dc9 “è stato abbattuto all’interno di un episodio di guerra aerea. Nessuno ha dato alcuna spiegazione”. Per questo sono stati processati, per alto tradimento, i vertici dell’Aeronautica militare italiana, responsabili allora di tutti i siti radar che avevano invece sempre parlato di cedimento strutturale. Il procedimento penale si chiuse in Cassazione con varie assoluzioni». Nel 2007 il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga, primo ministro all’epoca dell'incidente aereo, ne attribuì la responsabilità a un missile francese, destinato al velivolo libico su cui, a sua detta, si sarebbe trovato Gheddafi.
«In quell’anno l’inchiesta riprese vigore – prosegue Bonfietti – e i magistrati, tramite varie rogatorie in Francia, hanno acquisito altri elementi. Ora i pm Maria Monteleone ed Erminio Amelio, che mi hanno detto di disporre di elementi nuovi, si apprestano a sentire in videoconferenza le dichiarazioni del marinaio statunitense Brian Sandlin, oggi in pensione ma in quei giorni imbarcato sulla portaerei americana Saratoga, alla fonda nel golfo di Napoli, i cui radar avrebbero registrato tutto l’accaduto, per poi essere cancellati». Insomma, l’auspicio di Stefano Filippi, che al “Corriere” ha confidato che secondo lui «la verità non è mai stata così vicini», potrebbe essere realistico.
La dignità
«Me lo auguro anch’io – conclude Daria Bonfietti – anche se i tempi non potranno essere brevissimi. Ribadisco che solo con un sussulto di dignità del nostro Paese si potranno avere informazioni definitive sulla vicenda. Noi andiamo avanti».