Altra nigeriana colpita da pallini. «Adesso abbiamo paura»

Rimini

FORLÌ. Non sarebbe stato il primo episodio, ma il secondo nel giro di pochi giorni. Il caso dello straniero colpito da un pallino sparato da un’arma ad aria compressa, molto probabilmente una carabina, ha avuto un precedente nella notte tra lunedì e martedì. Una donna nigeriana che in corso Garibaldi sarebbe stata raggiunta da pallini ai piedi, sparati da qualcuno in scooter. Un episodio del quale non si era finora saputo nulla, anche perché la donna ha preferito non sporgere denuncia e quindi né Polizia né Carabinieri hanno ricevuto la sua testimonianza. È stato proprio il 33enne della Costa d’Avorio ferito l’altra notte in viale Bolognesi, Hughes Messou, a raccontarlo, confermato anche da Serge Gbeu Diomande, 28enne della Costa d’Avorio, responsabile forlivese di Anolf, Associazione nazionale oltre le frontiere e membro della Consulta comunale degli stranieri, che adesso ammette: «Due fatti così, a distanza di pochi giorni, sono molto gravi. Adesso abbiamo paura, vogliamo fare una manifestazione in piazza».

L’episodio

Secondo quanto raccontato, martedì notte la donna, nigeriana di circa 40 anni, stava camminando in corso Garibaldi, quando da uno scooter sarebbero partiti dei colpi da un’arma ad aria compressa, che l’avrebbero colpita ai piedi. Anche in questo caso fortunatamente nulla di grave, tanto che la signora non ha fatto ricorso alle cure dei sanitari e non sono state allertate neanche le forze dell’ordine. Ma il secondo caso, avvenuto in viale Bolognesi venerdì notte, con l’ivoriano raggiunto all’addome da un pallino di carabina ad aria compressa, ha fatto crescere la preoccupazione soprattutto tra la popolazione di origine africana.

La manifestazione

Lo spiega proprio Serge Gbeu Diomande. «Conosco bene la signora – dice – è stata colpita ai piedi. È sposata con un italiano, ma hanno preferito non fare denuncia. Però non possiamo rimanere fermi con quello che è successo: due episodi nel giro di pochi giorni sono molto gravi. Se si inizia a sparare diventa preoccupante. Abbiamo paura. Parlando tra di noi sappiamo che è pericoloso adesso stare fuori la sera. Vogliamo fare una manifestazione in piazza. Parlerò con l’assessore Mosconi, adesso lasciamo che i Carabinieri facciano le indagini, poi vedremo di fare qualcosa. La prossima volta a chi potrebbe toccare? Il timore esiste davvero».

Le indagini

Impossibile, ovviamente, collegare i due episodi. Le indagini dei Carabinieri stanno cercando di fare luce su quello dell’altra notte in viale Bolognesi. Si stanno ancora acquisendo tutte le immagini disponibili della zona, allargando il raggio di ricerca per potere avere un quadro più esatto. D’altra parte a quell’ora (circa l’1 di notte), il traffico non era intenso e le scarne indicazioni date dallo straniero ferito (auto blu, forse una Fiat) possono comunque restringere ulteriormente il campo dei sospetti. Se nel primo caso gli aggressori erano su uno scooter, almeno da questo punto di vista non ci sono legami tra i due casi, il che non esclude che le persone siano le stesse. Toccherà ai carabinieri cercare di raccogliere più elementi possibili, visto che già ieri gli investigatori si sono attivati per sentire la donna colpita per aggiornare gli eventuali profili. Il fatto che in entrambe le occasioni siano stati presi di mira residenti di origine africana potrebbe non essere purtroppo un caso.

La ricostruzione

Sull’episodio di venerdì notte si sa che l’ivoriano stava tornando a casa verso viale Risorgimento quando in viale Bolognesi ha incrociato un’auto dalla quale qualcuno ha sparato verso di lui con un fucile (ma poteva anche essere una pistola), ad aria compressa, di quelle in libera vendita, ferendo il 33enne all’addome. È stato lui stesso ad avvertire l’ambulanza del 118. Il pallino aveva forato la maglietta e colpito l’uomo all’addome. In ospedale gli sono stati dati dieci giorni di prognosi. Sull’auto sembra ci fossero due persone, pare che a sparare possa essere stato addirittura il guidatore, con il passeggero che teneva in linea il volante. Solo flash di quella che è stata un’azione che poteva avere conseguenze ben più gravi. E il fatto che potrebbe non essere stata isolata accresce la preoccupazione. «Abbiamo paura – ribadisce il responsabile forlivese dell’associazione Anolf, Serge Gbeu Diomande –. Non siamo sereni, quando si usano le armi diventa impossibile non fare nulla».

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