«Combattere il razzismo ma rispettare le regole»

Rimini

FORLÌ. Il Casablanca non si ritira dal campionato e la Lega Calcio Uisp Forlì-Cesena recede dal proposito di sospensione del torneo consentendo a tutte le squadre di giocare regolarmente le partite in calendario tra oggi e domani. Nella controversa vicenda dei presunti insulti razzisti rivolti durante una gara ai giocatori del club amatoriale formato da ragazzi di nazionalità marocchina e che che ha visto la città finire nell’occhio del ciclone mediatico nazionale, l’epilogo è stato quello che ognuno auspicava.

A favorirlo è stato il Comune, che per arginare l’onda e riaffermare l’identità di una Forlì votata all’accoglienza e al rispetto, ha assegnato ieri agli atleti che hanno denunciato l’accaduto, la sua principale onorificenza: il Sigillo di Caterina Sforza. Un atto forte nei fatti e simbolicamente quello voluto dal sindaco Roberto Balzani e sposato dalla Uisp provinciale e regionale, ma che se è vero ribadisce il principio del “no” deciso a ogni intolleranza, non chiude in toto una partita che si gioca anche su altri tavoli.

La società additata dal Casablanca di avere offeso i propri tesserati, il Club Juventinità Forlimpopoli, non solo chiede di non fare passare i propri atleti come razzisti, ma il 10 marzo (prima che il caso scoppiasse) ha depositato un reclamo ufficiale per illecito sportivo riguardante proprio il match incriminato. I forlimpopolesi accusano il Casablanca di avere fatto giocare un atleta (Ammine Ennabli) che pure era squalificato presentandolo con il nominativo di un altro tesserato: Monir Zaaratti. L’arbitro ha accertato l’accaduto e la giudicante della Uisp sta seguendo la procedura per emettere un verdetto a metà della prossima settimana. Pare certo, però, che il giocatore magrebino andrà incontro a una maxi squalifica: si parla di un anno.

Questo, la fama del Casablanca di squadra forte ma “ruvida” e il fatto che in un campionato di Calcio a 7 a Cesena ben 5 club si sono ritirati in corsa denunciando minacce personali e il rischio di incorrere in infortuni a causa dell’atteggiamento proprio di alcuni atleti che militano anche nel Casablanca, sono fatti ben noti alla Uisp. Ieri gran parte delle società calcistiche affiliate hanno scritto al sindaco per esprimere un netto rifiuto alle espressioni di intolleranza razziale, ma anche per ribadire la necessità della correttezza e del rispetto delle regole da parte di tutti. Per questa ragione la Uisp martedì sera terrà un incontro con ogni società per discutere di quanto è accaduto in questi giorni.

Su questo sottile filo che separa i due piani della vicenda s’è mosso il sindaco nel motivare la consegna del Sigillo di Caterina ai 6 giocatori rappresentativi del Casablanca. «Siamo da sempre vicini al Casablanca la cui storia sta tutta dentro un percorso di integrazione compiuta di cui siamo orgogliosi e il Sigillo è il riconoscimento a tutto ciò che questa squadra rappresenta. Non diamo una medaglia per una partita, ma per ribadire con chiarezza che Forlì rifiuta ogni forma di razzismo e di sentimenti contrari alla civile convivenza». Balzani, però, non indulge dalle regole: «Si gioca con correttezza e il razzismo non sia copertura di eventi nei quali le regole si applicano e rispettano sempre». Discorso sposato nella sostanza dai presidenti locale e regionale della Uisp, Gianluca Soglia e Mauro Rozzi, che hanno donato una maglia speciale ai giocatori immigrati. T-shirt e cappellino in dono anche da Carlo Balestri che invita il Casablanca a partecipare ai prossimi Mondiali Antirazzisti.

Accolto, poi, l’invito a continuare a combattere per la dignità anche sul campo da calcio. «Ringraziamo la Uisp il sindaco per l’aiuto che ci han sempre dato – afferma Yousef Laazizi - noi a Forlì stiamo bene e siamo qua per integrarci e dare il buon esempio. Anche quello contro un virus che contagia l’Italia ma davanti al quale cedere è una sconfitta. Vogliamo giocare e divertirci, non ci ritiriamo dal campionato».

Sulla vicenda interviene anche il segretario provinciale della Lega Nord Jacopo Morrone: «Una squadra amatoriale è stata messa alla gogna senza nemmeno prendere in considerazione la versione dei fatti dei giocatori e ignorando la distinta dell’arbitro».

 

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