Un selfie col presidente Mattarella e gli studenti forlivesi
Gli studenti e il presidente
Ad aggiudicarsi una stretta di mano di Sergio Mattarella, una foto ravvicinata del suo passaggio, qualcuno anche un autografo, sono stati diversi cittadini, e soprattutto studenti, almeno 400 dall’asilo al liceo, che il presidente ha voluto davanti alle transenne lungo il percorso che dalla casa di Roberto Ruffilli lo ha condotto al teatro “Diego Fabbri”. Mentre i piccoli della “Clelia Merloni” che ha sede proprio nel palazzo attiguo in corso Diaz, assistevano con le maestre all’intitolazione della piazzetta al senatore Ruffilli, i loro compagni più grandicelli si preparavano a salutare il presidente intonando l’Inno di Mameli. A dirigerli la direttrice della stessa scuola, suor Maria Stella: «Gli alunni delle elementari hanno consegnato una letterina al presidente in cui lo ringraziavano e gli facevano sapere che al rientro in classe avrebbero ricevuto tutti una copia della Costituzione italiana. E lo salutavano impegnandosi a diventare bravi cittadini». Mattarella ha camminato tenendo con sé la lettera e poco più avanti ha incontrato altri alunni, quelli delle scuole “Focaccia” di San Martino in Strada.
I ragazzi gli avevano scritto qualche mese fa e lui se ne è ricordato, ma ha fatto anche di più: è venuto nella loro città. Faccia a faccia anche con gli studenti delle scuole “Diego Fabbri” e “Matteotti”, che hanno posato col presidente e un quadro in onore di Ruffilli da loro stessi realizzato. Il capo dello Stato ha poi chiesto egli stesso una foto con i ragazzi dell’Itis “Marconi” in maglietta arancione della scuola. Nell’ultimo tratto prima del teatro i grandi manifesti con le parole della Costituzione sorretti dai ragazzi dell’Istituto “Ruffilli”, Classico, Scientifico e Artistico. Mattarella si ferma, legge. «Ci ha fatto i complimenti» confermano emozionati.
I cittadini incoraggiano
Alle spalle dei ragazzi lungo il corso c’erano anche gli adulti, qualcuno incoraggia con convinzione il presidente: «Buon lavoro» e lui sorride, altri sono espliciti ma educati: «Ci dia un governo presidente», qualcuno confida: «Per fortuna abbiamo lei».