Gettoni non resi: restano ancora due le consigliere a rischio

Forlì

FORLI'. Ci sono alcune novità, mentre per altre occorre attendere ancora i tempi fisiologici dei provvedimenti avviati, sulla faccenda dei gettoni di presenza alle conferenze capigruppo che i consiglieri comunali sono stati invitati a rendere indietro alle casse comunali.

Lo stato degli atti

Dopo che se ne è discusso nel penultimo consiglio comunale, a fine gennaio, in cui è stato votato a maggioranza l’avvio dell’iter di decadenza per quei consiglieri che ancora non avevano reso le quote, ed erano tre, ci sono ulteriori aggiornamenti. Uno dei tre consiglieri, Davide Minutillo di Fratelli d’Italia, attualmente candidato alla Camera per lo stesso partito, ha concordato con l’amministrazione comunale la rateizzazione della quota e ha cominciato il pagamento. Lo stesso ha fatto nel frattempo anche Mario Peruzzini di ForlìSicura, per il quale però il termine ultimo non era ancora scattato e dunque non rientrava fra quei consiglieri interessati dalla procedura di decadenza. Restano quindi sottoposte a tale procedura di decadenza le sole consigliere Vanda Burnacci di Forza Italia e Paola Casara della lista Noi Forlivesi.

Come procede l’iter

Alle due consigliere che quindi non hanno ancora reso la quota, e nel loro caso erano due delle cifre più onerose, è stata quindi notificata lunedì scorso la delibera approvata dal consiglio comunale. Dal 19 hanno quindi 10 giorni di tempo per produrre le proprie osservazioni in merito, che verranno presentate e votate dal prossimo Consiglio utile, indicativamente a metà marzo. Se il consiglio comunale accoglierà le osservazioni potrebbe chiudersi lì la faccenda (ma cosa diranno tutti quelli che hanno intanto pagato?), altrimenti si potrebbe arrivare a una terza delibera che, permanendo la causa di decadenza, in caso di mancato pagamento, voterà la decadenza vera e propria.

La lettera della consigliera

Vanda Burnacci nei giorni scorsi aveva inviato alla stampa locale una lunga lettera in cui ricapitolava la vicenda e spiegava la sua posizione. «A premessa denuncio una falsità: i gettoni, che qualche consigliere dovrebbe restituire per i dieci anni scorsi, non porterebbero nelle casse comunali 96.000 euro, come i Cinque Stelle dicono, ma 64.000. I consiglieri hanno ricevuto il netto, mentre oggi devono restituire il lordo, anche se hanno già pagato le trattenute fiscali, dal 23 al 43%, secondo lo scaglione. I consiglieri in carica devono poi restituire solo 44.900 euro; gli altri spettano a chi non è più in carica». La consigliera sottolinea poi come «gettone di presenza non è un’indennità, è un compenso che ogni consigliere riceve per la sua attività in consiglio comunale o nelle commissioni consiliari. A Forlì il gettone (42,30 lordi non per ogni ora ma per ogni seduta e, al netto, da 32 a 24 euro, secondo lo scaglione) è il più basso in tutta la Regione e nell’Italia, ove la media è di 62,45 euro. Inoltre a Forlì funzionano solo tre commissioni consiliari ed, in più, la conferenza dei capigruppo, mentre quasi ovunque il numero delle commissioni consiliari è almeno il doppio». Dunque: «I consiglieri comunali di Forlì non hanno proprio nulla da rimproverarsi, anzi sono un esempio positivo: i più bassi gettoni, il più basso numero di commissioni consiliari, pochi i costi generali del massimo organo comunale». L’altro punto è che poi i consiglieri non si sono “autopagati”. «I consiglieri comunali non hanno chiesto, né deciso nulla: c’era un Regolamento comunale, varato nel lontano 6/4/2009, che parificava la conferenza dei capogruppo ad una commissione consiliare. Da quel lontano 2009, automaticamente, veniva erogato, in base alla presenza, il gettone corrispondente. Nessuno dei dirigenti tecnici (segretari comunali, ragionieri capo) né nel 2009, né successivamente, ha mai avuto dubbi su quell’erogazione». Dunque i consiglieri pagherebbero per errori altrui. Ma una segnalazione per capire se siano ravvisabili responsabilità in tal senso è a sua volta già partita.

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