Sipario sul "Club del Motore": la storica sede ora è in vendita

Forlì

FORLI'. Vendesi il Club del Motore di Forlì. La sede di via Pedriali del glorioso sodalizio, che in oltre 90 anni di attività ha favorito la passione sportiva di decine di campioni, non solo forlivesi, è in cerca di compratore.

Decisione inevitabile

«I circoli privati come il nostro – dichiara Ugo Berti, noto artigiano e referente dell’immobiliare incaricata della gestione e vendita del locale – si reggono solo su tessere e consumi dei soci, non potendo erogare servizi all’esterno. Nel 2007, valutata l’impossibilità di continuare con i pochi aderenti rimasti, abbiamo dovuto chiudere». Sono lontani i tempi in cui gli ampi spazi di via Pedriali, 16 (500 metri quadrati al pianterreno, più 300 di sotterraneo) pullulavano di persone, persino famiglie intere che la domenica e nei giorni di festa, come Capodanno e l’Epifania, si recavano al Club del Motore per passare alcune ore in allegria fra musica, danze e giochi di carte.

Il motto celebre

Nel grande salone degli spettacoli, oggi disadorno, affissa alla parete c’è ancora l’insegna celeberrima “Noi Forlì e il Mondo”, coniata negli anni ’30 del XX secolo da Lando Ferretti, presidente del Coni dal 1925 al 1928, in seguito ai successi sportivi del campione forlivese Luigi Arcangeli, detto “Gigiôn”. Lo stesso Arcangeli, in un quadro con la sua foto affisso per decenni nell’atrio d’ingresso, “osservava” i frequentatori indossando la “capléna”, tipico copricapo di paglia dei contadini romagnoli poi adottato dal Club del Motore di Forlì, che sulla falda portava scritto: “Noi Forlì il Mondo”.

Aiuto ai talenti

«Il Club – racconta il presidente dell’associazione “Otello Buscherini” e fondatore della Casa dei Ricordi del motociclismo forlivese, Luciano Sansovini – ha sostenuto, anche finanziariamente i piloti forlivesi di tutte le epoche “alle prime armi”, salvo poi ritornare in sede anche da campioni celebrati. Passare dal “Club de Mutor” per incontrare compagni di tante sfide, o anche semplici amici, era naturale, proprio perché è stato per decenni il cuore pulsante della passione tutta romagnola per le due ruote». Lo stesso Valentino Rossi, nativo di Tavullia, nelle Marche e nove volte Campione del Mondo di motociclismo, nei primi tempi della sua straordinaria carriera sportiva faceva riferimento al Club del Motore di Forlì. «Fu fondato – si legge nella Guida Forlì e Dintorni di Ettore Casadei – nel 1926 per iniziativa dei noti sportivi forlivesi Arcangeli Luigi, Bandini Terzo, Pendoli Alfredo, Piccinini Pino e Visani Renato. Nel 1927 si trasferisce dal Palazzo Bordi-Matteucci, in via Aurelio Saffi (oggi corso Diaz) all’attuale sede di Corso Vittorio Emanuele (dal dopoguerra corso della Repubblica) signorilmente arredata. Il circolo, costituito dagli appassionati amatori dello sport del motore, comprende circa 300 soci e si onora dei nomi di Luigi Ridolfi e Tullo Morgagni caduti a Verona nel raid aviatorio del 1919; Olindo Raggi caduto a Desio nel 1926 nella tappa Forlì-Milano del Giro d’Italia; Luigi Arcangeli, vincitore delle maggiori corse internazionali motociclistiche e secondo nel Tourist Trophy inglese (1927); Terzo Bandini e Arrigo Cimatti (campione italiano categoria 250)». Ricerche operate in altri testi ne anticipano la nascita al 1923 come Circolo del Motore: fu costituito in una camera dell’albergo “La Bella Romagna” di via Bruni, alla presenza del pilota automobilistico Dino Fussi, nonché di Fernando Miserocchi, Arrigo Cimatti e Umberto Basini. Della prima sede nell’allora via Saffi, per poi passare in corso Vittorio, in casa Zavatti, un palazzetto settecentesco nelle cui sale del pianterreno c’era il famoso Ristorante del Corso, si è già detto: resta il fatto che il Club, che disponeva anche di un garage entro il cortile e di una sala al primo piano, ha avuto momenti di grande notorietà anche nazionale coi campioni del tempo. Il Club fu sciolto nel 1938, per ricostituirsi solo al termine del secondo conflitto mondiale, nel 1945. Bisogna pensare che i circa 300 soci, molto uniti e organizzati, decantati dal Casadei, non potevano piacere alle autorità del tempo, che infatti ordinarono la immediata cessazione di tutte le attività. Il trasferimento nell’attuale sede di via Pedriali risale al 1964. Uno dei suoi presidenti è stato Ilario Bandini, progettista e fautore dell’omonima Scuderia.

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