Non erano "furbetti del cartellino": il giudice assolve due medici

Forlì

FORLÌ. Assolti perché il fatto non sussiste. Lo ha deciso il giudice per le udienze preliminari Giorgio Di Giorgio nel processo celebrato con rito abbreviato. Scagionati con la formula più ampia, quindi, i due medici dell’Ausl che erano indagati per tre ipotesi di truffa aggravata ai danni di ente pubblico, vale a dire l’Ausl.

Gli episodi contestati

Secondo la Procura di Forlì avrebbero contraffatto i registri delle presenze al lavoro, nell’infermeria della Casa circondariale di Forlì mentre in realtà non vi erano nonostante il cartellino fosse timbrato. Ipotesi che però non è stata accolta dal Tribunale di Forlì. I fatti nel mirino risalivano al 2016 ed erano tre gli episodi contestati. Il primo del 13 aprile, che vedeva imputata la sola dottoressa, così come il secondo del 17 aprile, quando la professionista 62enne, dipendente dell’Ausl Romagna, con un incarico a tempo determinato nell’infermeria della Casa circondariale, si era allontanata dal posto di lavoro alle 19.30, come riportato dai registri della portineria del carcere, mentre il bagde che conteggia i dati amministrativi risultava essere stato timbrato alle 22.31. Il terzo episodio contestato risaliva al 22 maggio 2016 e aveva visto la stessa dottoressa uscire, in questo caso anche ripresa dalle telecamere del carcere, alle 20.10, mentre il cartellino di uscita era stato timbrato alle 22.30 e in questo caso doveva essere stato il collega, un 55enne, anche lui medico dipendente dell’Ausl, a favorire il suo comportamento, finendo poi indagato anche lui.

Indagini difensive

Prima della richiesta di giudizio abbreviato l’avvocato Carlo Nannini, che tutela entrambi i medici alla sbarra, aveva depositato una nutrita serie di atti investigativi difensivi: audizione di persone informate dei fatti; produzioni documentali afferenti l’inquadramento contrattuale e i connessi obblighi di prestazioni. Gli stessi indagati si erano sottoposti ad esame in aula per raccontare la loro versione. L’indagine era emersa nel 2017 e aveva portato al sospetto che quelle condotte fossero riferibili a comportamenti illeciti, ipotizzando la presenza di quelli che vengono definiti “furbetti”. La decisione del Gup del Tribunale di Forlì ha invece scagionato con la formula “perché il fatto non sussiste” i due medici che vedono così riconosciuta la correttezza del loro comportamento.

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