Massaggi a luci rosse, chiusi i centri cinesi

Rimini

FORLÌ. Massaggi rilassanti che abilmente si trasformavano in un vera e propria prestazione sessuale a pagamento, con la compiacenza dei titolari di tutti i quindici centri cinesi distribuiti sul territorio provinciale. Pratica finita nel mirino della Mobile forlivese che, col supporto del Commissariato di Cesena e del Reparto prevenzione crimine di Bologna (90 unità in totale) ha messo in opera tra mercoledì e giovedì la vasta operazione che ha prodotto 4 arresti in flagranza di reato, altre 15 denunce, 40 perquisizioni e il sequestro di tutti i locali coinvolti.

L’operazione, battezzata “Dummy Massage”, è stata il culmine di una attività investigativa iniziata nell’ottobre 2013 con la chiusura di una casa di appuntamenti, sempre a conduzione cinese, in centro storico, e di una analoga indagine svolta tra Forlì e Perugia.

Da allora gli investigatori si sono prodigati in appostamenti e controlli costanti di tutti i centri messaggi cinesi - a Forlì, Cesena, Cesenatico e Savignano - verificando le “prestazioni” che venivano sistematicamente offerte ai clienti, uomini e donne che fossero, al termine dei normali trattamenti. Il blitz disposto dal procuratore Sergio Sottani, coadiuvato dal sostituto Filippo Santangelo, ha permesso di arrestare 4 persone e indagarne, a vario titolo, altre 15 - tutte, tranne una donna forlivese, di nazionalità cinese - tra titolari e gerenti degli esercizi coinvolti, per i reati di “tolleranza abituale di persone che esercitano la prostituzione all’interno di un luogo aperto al pubblico, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione in danno di più persone e in costanza di rapporto di impiego”.

«L’operazione - ricorda il Questore, Salvatore Sanna - rientra nella più ampia attività investigativa coordinata dal Servizio centrale operativo denominata “Progetto Dragone”, finalizzata al contrasto della criminalità di matrice cinese. Il lavoro è stato certosino e ha permesso di circoscrivere perfettamente il fenomeno criminoso, con l’obiettivo finale di riportare l’attività di questi centri alla regolarità più assoluta». In sostanza il meccanismo era molto semplice: al termine del normale massaggio - che aveva una tariffa media di circa 40 euro - le operatrici proponevano ai clienti (di varia estrazione e professione, tra i quali anche alcuni pensionati e operai in pausa pranzo) la masturbazione, al costo di ulteriori 20 euro. Il tutto in accordo con i titolari.

Non tantissimi i frequentatori dei locali, alcune decine al giorno complessivamente di media, ma comunque il giro di denaro si attestava su circa 150mila euro al mese. Ad indirizzare gli inquirenti anche varie segnalazioni di mogli e famigliari di alcuni frequentatori abituali.

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