Addio a Gaio Camporesi

Rimini

FORLÌ. Forlì piange la morte di Gaio Camporesi, 94 anni, punto di riferimento per il mondo sportivo degli ultimi decenni, fondatore di vari sodalizi sportivi e culturali cittadini come Libertas Pallacanestro, Panathlon, Circolo Tennis Villa Carpena, Edera. Un uomo amato da tutti quanti hanno avuto il piacere, e sono davvero tanti, di conoscerlo. Frase a volte abusata ma che calza perfettamente a Gaio Camporesi.

Uomo dalla memoria eccezionale, parte integrante, anche per via dell’età, della storia di Forlì, ricercato da quanti volevano conoscere aneddoti spesso impolverati dal tempo, ma non nella mente di Camporesi. Una lunga vita, attraverso un secolo difficile come il XX, passata tra lavoro, sport, l’amato mare, la famiglia, lontano dalle sirene della politica. Lui che pure era nato il 28 ottobre 1922, data della Marcia su Roma, e che durante la guerra, dopo 8 mesi di prigionia in Germania, tornò in Italia e arrivò a Milano per l’ultimo discorso pubblico di Benito Mussolini, al Lirico di Milano, il 9 dicembre 1944, ma solo perché sapeva che in quel luogo avrebbe ritrovato molti romagnoli e forlivesi.

Rotary (di cui fu presidente come il padre, cosa di cui andava fiero), Veterani dello Sport, Panathlon, Libertas pallacanestro, Circolo tennis Villa Carpena, Forti e Liberi, Edera: tutti sodalizi, e ce ne sarebbero tanti altri, che portano impresso il nome di Gaio Camporesi nella loro storia. L’amore per lo sport, anche praticato: tennista fino agli 80 anni, nuotatore fino ai 90, quando ancora si concedeva un chilometro in acqua. «Perchè per mio padre l’amore per il mare era questo – racconta Redo Camporesi, uno dei due figli (l’altro è Gaddo, ndr) –. Per lui era inconcepibile andare in spiaggia e non fare il bagno». Il mare per lui era Cattolica, città della moglie Piera, scomparsa nel 1992. «Mi raccontava di un sogno ricorrente – ricorda il figlio Redo –. Era a Cattolica e nuotava verso una, inesistente ovviamente, isola a 3-400 metri dalla riva. Sapeva che là avrebbe trovato la moglie, ma non riusciva a raggiungerla. Io gli dicevo “vedrai che prima o poi ci arrivi” e lui replicava “ci arrivo, ci arrivo”. Mi piace pensare che adesso ci sia arrivato». Professione dentista fino a 65 anni, 32 dei quali trascorsi nello studio a Forlimpopoli per poi trasferirsi a Forlì. «Si era laureato a Bologna in Medicina e poi si era specializzato – riprende Redo –. Era Cavaliere Ufficiale: ne era fiero, anche se amava farsi chiamare solo dottore». Con lui se ne va uno dei grandi personaggi di una Forlì che non c’è più.

È morto sabato sera intorno alle 23.30 a Villa Serena. Oggi, dalle 7, la salma sarà alla camera mortuaria per l’ultimo saluto; i funerali si svolgeranno domani, con partenza alle 10 dalla camera mortuaria del “Morgagni Pierantoni” e funzione in San Mercuriale. La salma sarà tumulata al cimitero Monumentale. Non fiori - come aveva chiesto - ma offerte per la fondazione “Opera don Pippo”. Con i figli, le nuore Maria Luisa e Gabriella, i nipoti Fabio, Gaia e Cesare, ci saranno tantissimi personaggi pubblici e semplici amici, ad accompagnarlo nell’ultima nuotata verso quell’isola davanti a Cattolica.

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