Lupi nel Parco nazionale Una decina i branchi censiti

Rimini

SANTA SOFIA. Per ora i lupi sono al sicuro. La Conferenza Stato-Regioni di ieri ha rinviato la decisione sul cosiddetto “piano lupo” proposto dal Governo che avrebbe reintrodotto, fra gli altri interventi, la possibilità di abbattere esemplari della specie dopo 46 anni che la stessa viene protetta. Il presidente della Conferenza, Stefano Bonaccini, ha riferito al ministro all’ambiente Gian Luca Galletti che le Regioni, alle quali competerebbe poi l’applicazione della norma, non approvano il “piano lupi” . La decisione dunque è sospesa almeno fino al 23 febbraio prossimo.

Nel Forlivese

Sul nostro Appennino il lupo c’è sempre stato. Certo gli avvistamenti fino anche a Magliano alle porte della città, come è successo lo scorso dicembre, sono cosa recente. Il servizio di sorveglianza forestale del Parco delle Foreste casentinesi parla di 11 branchi censiti attualmente, ogni branco è composto da 3 a 8 individui. All’interno del Parco il lupo è monitorato dal 2002 ed è stato notato negli ultimi 10 anni un incremento della popolazione dagli 8 agli 11 branchi di oggi. «Il lupo sta dove ci sono abbastanza prede e buoni rifugio. Non c’è quindi sovrappopolazione nel Parco, i predatori sono presenti in base alle risorse che trovano – spiegano dal Parco –. All’interno di un’area protetta la situazione è pressoché statica, fuori invece è tutto territorio potenzialmente da ricolonizzare. C’è abbondanza di cibo, ungulati, cinghiali in particolare, e ci sono anche ampi territori collinari in cui l’uomo è sempre meno presente, due condizioni che possono aver contribuito alla diffusione del lupo e questo porta ai più frequenti avvistamenti».

Vita e morte

Nel presentare la sua proposta, nell’intento dichiarato di riequilibrare il rapporto tra uomo e lupo, specie laddove questo minaccerebbe le attività di allevamento, il ministero aveva sottolineato il pericolo di bracconaggio: sarebbero 300 i lupi uccisi ogni anno. Nell’area forlivese sono stati 4 i lupi ritrovati uccisi dal 2014 al 2016. Due perché investiti, uno avvelenato e l’altro per cause incerte. Le quote rispecchiano gli andamenti nazionali: la prima causa di morte dei lupi è per investimento seguita da quella per uccisioni illegali, tramite avvelenamento e arma da fuoco.

Cani pastore

«All’interno del Parco il lupo non è un problema, anzi ben venga perché controlla la popolazione di altre specie, ungulati in testa che rappresentano anche in termini economici un danno ben maggiore per gli agricoltori – spiega Nevio Agostini del Parco nazionale –. Gli allevatori all’interno del Parco sono pochissimi, e cerchiamo di essere tempestivi con i risarcimenti quando si presentino attacchi alle greggi, ma qui il lupo si nutre essenzialmente di fauna selvatica. Per aiutare gli allevatori abbiamo appena lanciato un bando per affidare cani da guardiania e reintrodurre buone pratiche antiche che nel tempo si sono un po’ perse, ancora valide per tutelare le greggi dai predatori naturali».

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