«Shoah, ricordiamo i martiri con le pietre d'inciampo»

Rimini

FORLI'. “Pietre d’inciampo” per ricordare tutti coloro che, anche a Forlì, furono vittima delle persecuzioni razziali, uccisi in esecuzioni sommarie o deportati nei campi di concentramento. In occasione della ricorrenza del Giorno della memoria, che si celebra oggi in tutto il mondo, Gabriele Zelli - sindaco di Dovadola ma in questo caso appassionato storico delle vicende legate al secondo conflitto mondiale - si rivolge direttamente al suo omologo forlivese Davide Drei per lanciare un progetto attuato già in altre città italiane e in tante altre di tutta Europa ispirato dall’idea dell’artista tedesco Gunther Demnig.

Nuove generazioni

«L’iniziativa – spiega Zelli – consisterebbe nell’incorporare nei marciapiedi o sul suolo stradale, davanti alle abitazioni o ai negozi delle vittime, e davanti ai luoghi della detenzione e dell’uccisione, dei blocchi in pietra muniti di una piastra in ottone sulla quale incidere il nome della persona (o delle persone), l’anno di nascita, la data, l’eventuale luogo di deportazione e la data di morte, se conosciuta. Ne ho parlato anche ieri mattina ai ragazzi del Liceo Scientifico e devo dire che mi sono convinto che la proposta è quanto mai opportuna perché intere generazioni purtroppo non sanno nulla del passato, spesso anche tragico, del nostro Paese».

Gli studi

La città ha “riscoperto” le persecuzioni ebraiche nel 1991, prosegue il primo cittadino di Dovadola, più volte assessore a Forlì e presidente del consiglio comunale, con la pubblicazione sul bollettino dell’Istituto Storico della Resistenza (allora presieduto da Ottorino Bartolini) del saggio di Paola Saiani proprio su quei fatti di sangue e gli eccidi di via Seganti nei pressi dell’aeroporto nel settembre 1944.

«Una fase di ricerca storica – sottolinea– sugli stessi avvenimenti che dura tuttora (nel corso degli ultimi anni se ne sono occupati anche studenti universitari della sede di Forlì), così come si sono organizzate cerimonie e convegni per ricordare tutti coloro che furono perseguitati in città dal momento della promulgazione delle leggi razziali e gli uccisi in località Ronco. Fervore che ha contagiato anche Cesena e Cesenatico, dove nei giorni scorsi un luogo pubblico è stato dedicato ai coniugi Bruner che figurano tra gli uccisi in via Seganti. Il ricordo di questo eccidio costituisce ogni anno uno dei momenti più significativi degli appuntamenti che vengono proposti nell’ambito delle manifestazioni che ricordano la Liberazione di Forlì e dell’Italia».

I siti simbolo

I “cubetti” con i nomi dei perseguitati potrebbero essere posti davanti all’ex Albergo Commercio (dove è già presente una lapide), alla Casa circondariale di via della Rocca, all’ex brefotrofio, all’ex caserma Caterina Sforza, in via Seganti, in piazza Saffi dove si affacciavano le attività commerciali delle famiglie Matatia e Saralvo, in via Cairoli angolo via Giorgio Regnoli dove sorgeva il Villino Saralvo confiscato ai legittimi proprietari, davanti all’edificio degli ex uffici della ditta Becchi progettato dall’ingegnere di origine ebraica Luigi Szegò, che nel 1940 fu cancellato dall’Ordine degli Ingegneri e riammesso nel 1946.

La scintilla

«Ecco - conclude Zelli - in questo modo il ricordo di quelle vittime diventerebbe parte integrante della memoria collettiva cittadina. Un modo per non dimenticare chi vide la propria vita strappata o funestata da logiche inumane e al contempo continuare a imparare da una tragedia immane, a beneficio di un futuro che tutti noi vogliamo essere di pace e civile convivenza. Su questo progetto garantisco fin d’ora la mia totale collaborazione all’amministrazione comunale guidata da Drei».

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