Aeroporto, ora anche la piadina è a rischio
E già, perché la “latitanza” di Robert Halcombe, socio di maggioranza della società che ha ottenuto la gestione trentennale dello scalo, rischia di trascinare nel gorgo anche gli ultimi superstiti di un rilancio atteso ma mai avvenuto. «Senz’acqua mi posso anche arrangiare ma la corrente elettrica è indispensabile per il mio lavoro - riprende Zuccherelli dal suo “PiadinAir” -. Certo è che se me lo avessero detto prima avrei chiesto di farmi intestare le utenze. Ma la mia situazione, per quanto grave visto che sono da sola e con un mutuo da pagare, non è paragonabile al disastro di tutto l’aeroporto. Dopo le promesse iniziali Halcombe non si è più visto, lasciandoci in un limbo. Per fortuna il lavoro non mi manca e voglio essere ottimista ma se il “Ridolfi” va allo sfascio è una catastrofe, perché questo posto può essere ancora una risorsa fondamentale per il territorio e per tanti giovani in cerca di lavoro». Analogo disorientamento da parte degli operatori che gestiscono le società di noleggio e che si sono visti decurtare il fatturato anche del 60/70 per cento dopo la chiusura della pista. «Sembra che il disinteresse sia generale ma se non saranno le istituzioni a muoversi, Comune, Regione, Enac, da questa situazione non si potrà uscire e tutti dovranno assumersi la loro parte di responsabilità».