Due forlivesi morti sotto le macerie

Rimini

FORLÌ. Il dramma del terremoto che alle 3.36 della notte tra martedì e mercoledì ha devastato anche la cittadina laziale di Amatrice tocca e sconvolge pure Forlì. Nella tarda serata di ieri l’ufficialità della morte di una coppia di coniugi forlivesi travolti sotto le macerie ad Amatrice. Si tratta di Cesare Marri e Bruna Muller, entrambi 70enni residenti in via Degli Spalti, 14 nelle vicinanze del Parco urbano “Franco Agosto”.

La coppia era partita dalla propria abitazione nella mattinata di martedì per un breve periodo di vacanza ad Amatrice, paese di cui Cesare Marri era originario al pari del fratello gemello Franco, anch’egli forlivese ma rimasto in città per l’occasione, e nel quale possiedono una casa di famiglia nel centro storico, a breve distanza dal viale principale. Quel corso Umberto I dilaniato dal sisma.

Entrambi pensionati (Marri lavorava all’ex Banca Popolare dell’Agricoltura) tutti gli anni si recavano in agosto nell’Alto Lazio per un piccolo periodo di relax con i parenti che tuttora vi risiedono e quella di martedì era la loro prima notte trascorsa ad Amatrice.

Non appena appresa la notizia del terremoto i familiari forlivesi hanno provato a contattarli senza riuscirvi. La figlia 46enne Franca, insegnante alla scuola materna dell’istituto “Madre Clelia Merloni” di corso Diaz, è immediatamente partita con il marito ma dopo ore di angosciosa attesa nel campo allestito dalla Protezione civile a qualche chilometro di distanza dal centro abitato, nessuno è riuscito a dare loro (nonché ai figli e ai tanti parenti e amici rimasti a Forlì con il cuore in gola) alcuna notizia certa sulla sorte di Cesare e Bruna. Il loro nome non compariva tra quelli dei feriti e neppure ufficialmente tra gli 86 defunti sinora recuperati dalle macerie tra Amatrice e Accumoli. Nessuno, però, li aveva più visti o sentiti. Neppure i parenti di Amatrice, sopravvissuti al crollo dell’abitazione nella quale abitavano, distante, però, da quella dei due forlivesi. Leggermente isolata dal contesto delle altre antiche strutture del centro ma che parrebbe non avere resistito alle violente scosse.

Condizionale assolutamente imprescindibile poiché non potendo avvicinarsi alla cosiddetta “zona rossa”, con comunicazioni telefoniche intermittenti ed estremamente difficoltose in uno scenario dipinto come apocalittico, per tutto l’arco della giornata non è stato possibile raccogliere una sola certezza.

Solo in tarda serata la speranza, che comunque ancora teneva viva una piccola fiammella, è svanita definitivamente con il ritrovamento dei corpi privi di vita, gettando nello sconforto non solo i familiari ma anche i tanti amici del quartiere Ravaldino, dove hanno sempre abitato Cesare e Bruna, una coppia riservata ma da tutti stimata per la propria grande gentilezza e disponibilità.

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