Pantani, arriva l'archiviazione

Rimini

FORLÌ. Il giudice per le udienze preliminari Monica Galassi ha archiviato il procedimento aperto dalla procura di Forlì per l’esclusione dal Giro d'Italia 1999 di Marco Pantani. Respinta, quindi, la richiesta della famiglia del Pirata di proseguire le indagini e spostare il fascicolo a Napoli visto l’intervento della criminalità organizzata in quella esclusione e permettere nuovi e più approfonditi riscontri.

Accolta, quindi, la tesi della Procura di Forlì che dopo un lungo sforzo investigativo aveva proposto l’archiviazione nel marzo scorso attraverso il procuratore Sergio Sottani, e il sostituto Lucia Spirito - titolari dell’inchiesta - che aveva sottolineato: «appare credibile che reiterate condotte minacciose siano state poste in essere nei confronti di vari soggetti coinvolti nel prelievo ematico del 5 giugno 1999. Il movente, però, rimane avvolto nel mistero, anche se qualche squarcio appare da dichiarazioni rese da persone informate sui fatti. Tuttavia gli elementi acquisiti non sono idonei ad identificare gli autori dei reati ipotizzati e di competenza di questa autorità giudiziaria». Una conferma dell’intervento di una forza esterna che aveva convinto la famiglia Pantani, attraverso l’avvocato Antonio De Rensis, a presentare opposizione all’archiviazione: davanti al gup nell’udienza del 6 luglio aveva chiesto: «Non buttate via tre anni di indagini. Il fascicolo dovrebbe essere inviato alla Dda di Napoli capace di indagare nel mondo della camorra». Dopo tre settimane è arrivata la decisione del gup che archiviando il fascicolo ha decretato la fine della vicenda Pantani a Madonna e dell’indagine per associazione a delinquere, minacce, estorsione e frode sportiva che aveva preso il via nell’agosto 2014 dopo che la madre del campione, Tonina Belletti, aveva riferito di intimidazioni subite dal figlio e da altri soggetti che non avevano mai sporto denuncia in tutti questi anni. Dichiarazioni avvalorate da quanto Renato Vallanzasca raccontò alla donna nel 2007 in una mail con cui affermava che nei giorni di quel Giro «aveva ricevuto confidenze da un altro detenuto circa il fatto che Pantani non sarebbe mai arrivato a Milano» e che per questo gli aveva consigliato di scommettere sulla sua sconfitta per guadagnare un bel po’ di soldi. Affermazioni ribadite dall’ergastolano sia al giornalista sportivo Davide De Zan nel febbraio 2014 sia nell’ottobre di quell’anno ai Carabinieri dell’Ufficio di Polizia giudiziaria del Tribunale che lo hanno incontrato nell’ambito dell’inchiesta. Militari che hanno trovato un riscontro possibile nella telefonata fatta da un ex compagno di carcere del “bel Renè” - sentito insieme ad alcuni altri detenuti con lui nel 1999 nella Casa circondariale di Novara - che, dopo essere stato sentito sulla vicenda, il 23 ottobre confidò alla figlia la convinzione che la camorra avesse agito per escludere Pantani dal Giro «cambiando le provette e facendolo trovare dopato», per evitare che l’enorme volume di scommesse sulla sua vittoria facesse saltare il banco clandestino.

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