E' scattato il piano "anti procione"

Rimini

SANTA SOFIA. Il piano “anti procione” del Parco delle Foreste casentinesi va avanti. Lanciato l’allarme alla vigilia di Natale, nelle settimane successive sono state piazzate le videotrappole per capire l’effettiva entità del problema, e ora si passa alla fase operativa, quella della cattura dei temuti esemplari.

Il tenero aspetto dell’animale tutt’altro che autoctono, anzi completamente “alieno” all’ecosistema nostrano, essendo originario del Nord America, può infatti trarre in inganno. La preoccupazione dei gestori del Parco è infatti alta.

«Nel contesto del nostro territorio rappresentano un un pericolo per varie ragioni - spiega Luca Santini, presidente del Parco -. Sono portatori di alcune patologie, tra cui una in particolare può rappresentare un problema: una parassitosi intestinale che può colpire persone con sistema immunitario debole come bambini, anziani o persone immunodepresse. Ma sono portatori anche di rabbia e vista la presenza del lupo nelle nostre Foreste la cosa ci preoccupa. Un altro problema che viene preso seriamente in considerazione dal Parco è che il procione è una specie pericolosa per il mantenimento della biodiversità. Questi animali si riproducono molto velocemente e competono con molte specie che invece sono proprie del territorio quali volpe, tasso e rapaci notturni».

Dalle rilevazioni con le videotrappole è emerso che al momento sono presenti una decina di coppie con relativi cuccioli, quindi alcune decine di animali. «Il fenomeno può essere ancora sanabile - spiega Santini - a differenza di quanto avvenuto altrove. Per questo in accordo con Corpo Forestale e ministero ora stiamo definendo le modalità per la cattura e il successivo affidamento degli animali a strutture specializzate, ma dobbiamo definire gli ultimi particolari». Cercare di eliminarne la presenza, ovviamente senza abbatterli, ha un costo non indifferente.

«Non tanto per il lavoro di monitoraggio e cattura, quanto per quello del mantenimento di questi animali in centri di fauna selvatica specializzati, un costo per la collettività che varia da 5 a 7 euro - spiega il presidente del Parco -. Anche per questi con il Corpo Forestale stiamo avviando un piano di mappatura genetica degli animali che cattureremo per provare a risalire anche all’origine del fenomeno, capire ovvero da dove siano arrivati questi animali. E quindi arrivare a individuare anche i responsabili».

Responsabili che potrebbero essere privati o centri zoologici, in questo caso sul versante toscano, che hanno abbandonato deliberatamente gli animali, nel primo caso, o se li sono fatti sfuggire. Dell’“invasione” dei procioni nelle Foreste casentinesi parlerà anche la Rai. Un servizio di approfondimento andrà in onda su “Geo & Geo” lunedì prossimo alle 16 su Rai 3.

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