Niente rifiuti da fuori regione

Rimini

FORLÌ. Nel giorno in cui la giunta regionale ha licenziato il nuovo “piano rifiuti”, il presidente Stefano Bonaccini e l’assessore all’ambiente Paola Gazzolo hanno fatta prima tappa a Forlì per sottoscrivere l’accordo con Comune ed Hera annunciato a ottobre. Hera si impegna a non sforare la quota di 120mila tonnellate, limitandosi ai soli rifiuti urbani. La Regione, poi, non destinerà a Forlì, in caso di emergenze, rifiuti di provenienza extra regionale. Così almeno per i prossimi cinque anni.

Quanto si brucia già. La novità è essenzialmente la formalizzazione, con firma in calce, di una parola data. Fermo restando che l’impianto di Hera ha già cominciato ad avvicinarsi alla portata massima consentita. Stando al dato fornito ieri dalla stessa azienda, nel 2015 l’impianto ha incenerito 119.369 tonnellate di rifiuti. La riclassificazione dell’impianto di Coriano avvallata lo scorso agosto dalla Conferenza dei servizi, in base al decreto Sblocca Italia, ne consente il potenziamento fino a 180mila tonnellate annue, con possibilità di conferimento anche da fuori regione. Ma a Forlì, nel raggio di pochi metri di inceneritori ce ne sono due e la Regione con la firma di ieri ha voluto dare un segnale: niente altro che rifiuti urbani, quelli speciali andranno altrove. Non più di 120mila tonnellate e nessun “extra” da fuori regione. Hera a sua volta ha accettato.

«Emergenze non ne abbiamo e speriamo di non doverne gestire nemmeno in futuro - ha detto il presidente Stefano Bonaccini -. In ogni caso i rifiuti non arriveranno a Forlì, tratteremo con altri territori». L’accordo siglato ieri varrà per i prossimi cinque anni, poi sarà tacitamente rinnovata, qualora uno dei contraenti non disdica 90 giorni prima della scadenza.

Piano rifiuti regionale. Presidente e assessore regionale hanno poi ricordato i cardini del piano rifiuti dell’Emilia Romagna (che in discussione in aula non arriverà prima di primavera). L’obiettivo è l’autosufficienza per lo smaltimento in ambito regionale «mediante l’utilizzo ottimale degli impianti esistenti» e arrivare a una «tariffazione puntuale». Come? Ponendosi obiettivi che vanno oltre quelli fissati dall’Unione europea per tutti gli stati membri: 60% di raccolta differenziata al 2025 (65% al 2030) e, per quanto riguarda lo smaltimento e il conferimento in discarica, il 10% entro il 2030. L’Emilia Romagna ha ribadito ieri di voler andare oltre: riducendo la produzione pro capite di rifiuti del 25%, portando la differenziata almeno al 73%, riciclare entro il 2020 almeno il 70% di carta, metalli, plastica, legno, vetro e organico e ridurre al 5% lo smaltimento a partire dal conferimento in discarica, ne dovranno rimanere tre in tutta la Regione. Come è noto una è a una quarantina di chilometri, a Imola, è gestita sempre da Hera che ne prevede il raddoppio.

Inceneritori. Poi nello stesso piano regionale è previsto lo spegnimento di almeno due inceneritori. «Uno lo abbiamo già spento, a Reggio Emilia nel 2012. È confermato che, con il raggiungimento dei numeri che ci siamo prefissati, il prossimo sarà quello di Ravenna nel 2018. E’ chiaro che una quota dei rifiuti che oggi viene incenerito lì potrebbe ricadere a quel punto su Forlì» ha confermato ieri Bonaccini. Accennando poi al fatto che per la chiusura di uno dei due impianti forlivesi se ne parlerà dal 2020. Ma, nel caso, quale si spegnerà? Se quello di Hera o quello privato per i rifiuti ospedalieri, Mengozzi, non è stato detto. Né sono stati spiegati quali saranno i criteri che guideranno la scelta.

Il sindaco. «La Regione ha ascoltato il nostro territorio - ha commentato ottimista il sindaco di Forlì Davide Drei -. Forlì è a una svolta rispetto ai decenni passati. Abbiamo garanzie sui tipi di rifiuti, sul fatto che non aumenteranno i carichi, fino ad arrivare alla futura chiusura di uno dei due impianti. Intanto lavoriamo alla creazione della nuova società. È il nostro contributo alla legge regionale sui rifiuti».

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