L'addio al sindaco-cittadino

Rimini

FORLÌ. Una sola rosa rossa lasciata con delicatezza sopra il feretro mentre le spoglie di Franco Rusticali abbandonavano la navata centrale del Duomo accompagnate dal caloroso applauso delle centinaia di forlivesi che giovedì alle 15 hanno voluto tributare l’ultimo, commosso saluto all’ex sindaco.

Anzi, al “loro sindaco”, scomparso all’alba di martedì a 77 anni all’interno del “suo” reparto di Cardiologia.

Posata a terra la grande corona di bellissimi fiori bianchi che per tutta la funzione, officiata da Monsignor Quinto Fabbri, hanno adornato la bara facendo da cornice alla foto di un Rusticali sorridente, quell’unica rosa rossa è l’immagine più forte, vera e rappresentativa di ciò che il sindaco-cardiologo è stato sino all’ultimo giorno. Sino all’ultimo saluto. L’immagine della semplicità e dell’eleganza. Una semplicità non di facciata che ha indotto la famiglia - la moglie Mitesa, i figli Giorgio e Guido, i nipoti Amelia, Anna e Alberto e tutti gli altri congiunti cui da martedì in poi in tantissimi hanno mostrato sentita partecipazione - a rifiutare la proposta del Comune di allestire la camera ardente in Salone municipale così come avvenuto invece nel 2011 in occasione della morte di altri due sindaci che hanno fatto, come lui, la storia della città: Angelo Satanassi e Giorgio Zanniboni.

No, Franco Rusticali era un cittadino tra i cittadini, mai si è sentito “primo cittadino” e come un qualunque forlivese voleva essere salutato prima che il proprio corpo venisse condotto a Faenza, dove è stato cremato. Una cerimonia semplice, durata poco meno di un’ora, in una Cattedrale dove il Comune c’era comunque, sia simbolicamente con il Gonfalone vicino all’altare, sia fisicamente con la Polizia municipale in alta uniforme, il vice sindaco Veronica Zanetti e altri assessori a rappresentare l’ente per l’impossibilità a muoversi di Davide Drei dopo la recente operazione al ginocchio, i tantissimi funzionari e dirigenti, in pensione o ancora in carica, che dal 1995 al 2004 lo hanno affiancato nella sua azione amministrativa. C’erano loro, i deputati Bruno Molea e Marco Di Maio, i sindaci che lo precedettero (Sauro Sedioli) e ne raccolsero l’eredità (Nadia Masini), i vertici e i militanti del Partito Democratico e i rappresentanti della maggiori istituzioni cittadine come Camera di Commercio e Fondazione Cassa dei Risparmi.

C’erano, soprattutto, tutti gli assessori che fecero parte delle sue squadre di governo e assieme a una fortissima rappresentanza non solo del consiglio comunale di oggi, ma in primo luogo di quelli dei mandati dal ’95 al 2004, sono stati proprio loro ad accompagnare il feretro dal primo all’ultimissimo momento. Un grande abbraccio dove l’amicizia e la stima per il politico e il “galantuomo” hanno cancellato le distinzioni partitiche. «Allora si discuteva tanto, ma si discutevano soprattutto i problemi della città e la partecipazione dei forlivesi era forte, reale e sentita» ha spiegato Stefano Gagliardi che di Rusticali fu il maggiore “rivale” alle urne e su quei banchi.

E la partecipazione giovedì si è rivista davvero. Il migliore omaggio possibile al sindaco-primario, quello che lui avrebbe gradito di più. Non solo i politici, gli ex amministratori, ma i tanti colleghi medici (tra cui Walter Pasini col quale scrisse il libro “Cuore&Sport”), avvocati, notai, gli ex lavoratori dell’aeroporto che tanto amava, alcuni nomadi che lui aiutò, le decine e decine di forlivesi “senza nome o carica” ai quali sempre, per strada, regalava un saluto e un sorriso. La semplicità, appunto.

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