L'anziano ucciso per denaro

Rimini

FORLÌ. Un prelievo dal conto corrente postale di 600 euro, quasi l’intera pensione mensile. Secondo i Carabinieri sarebbe questa la causa scatenante della lite che avrebbe provocato la morte per strangolamento dell’84enne Rino Benini. Accusato del delitto il 33enne tunisino Tarek Ben Alì, che il pensionato avrebbe affrontato per quel prelievo fatto col suo bancoposta e che voleva denunciare alle autorità.

Lo straniero si trova ora in carcere con l’accusa di omicidio volontario e tentativo di distruzione di cadavere. Oggi potrebbe essere interrogato nuovamente dal sostituto procuratore Federica Messina che coordina, insieme al procuratore Sergio Sottani, l’indagine affidata al Nucleo operativo della Compagnia di Meldola e alla stazione di Bertinoro. Proprio davanti al magistrato Messina Tarek Ben Alì avrebbe ammesso le sue responsabilità, salvo poi avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al Gip. I Carabinieri hanno ricostruito quel prelievo con la carta Bancoposta di Benini, fatto da quel tunisino che da un mese l’84enne ospitava a casa. Ben Alì avrebbe inscenato la richiesta di aiuto ad una vicina, perchè quella mattina del 3 dicembre Benini non rispondeva alla porta. «Atteggiamento quasi da attore» avrebbe detto la testimone. Benini era già morto, sdraiato sul letto, piedi sul pavimento, una coperta fumante sul petto. Ma l’autopsia ha evidenziato la mancanza di fumo nei polmoni dell’uomo: era già morto quando è stato appiccato l’incendio. Strangolamento con frattura dell’osso ioide, con ematoma all’occhio destro la sentenza dell’autopsia. Segni, per l’accusa, di percosse subite dal tunisino quando Benini aveva scoperto il prelievo di 600 euro. Fermato mentre a Ravenna progettava il ritorno in Tunisia, Ben Alì ha precedenti per droga. Si cerca di stringere il cerchio intorno a possibili complici.

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