«Accuse ingiuste, in passato ho sbagliato ma non in questa vicenda»

Rimini

FORLÌ. «Penso adesso, che dopo mesi di silenzio, dove mi sono ammalato, sopportando sommessamente le più assurde accuse, critiche ed offese, sia giunto il momento di cominciare a difendere, me, il mio operato professionale, ma soprattutto la mia famiglia, a partire da mia moglie oltre gli amici più cari». E’ un Massimiliano Boccio che appare affranto ma combattivo quello che affida ad un corposo comunicato la replica al sequestro di 45 milioni in azioni di proprie società disposto dalla Procura della Repubblica di Forlì, che gestisce un secondo filone di inchiesta dopo il fallimento della Fulgor Libertas con il procuratore Sergio Sottani e il sostituto Federica Messina, ed eseguito martedì scorso dalla Guardia di Finanza.

A fronte dell’accusa di aver capitalizzato in maniera fittizia le proprie aziende, attraverso il conferimenti di beni inesistenti, Boccio ricorda che «il 30 luglio 2013 io e mia moglie abbiamo conferito ad aumento del capitate sociale della ditta di famiglia, i crediti che vantiamo dalla nostra precedente attività lavorativa, radicata in Svizzera, dove eravamo residenti e dimoranti fino al 2012. L’articolo 2465 del Codice civile parla molto chiaro, disponendo che il valore delle azioni societarie liberate, tramite la sottoscrizione del conferimento di crediti, rimane tale fino alla fine delle procedure di legge atte al recupero degli stessi. Di contro, se una volta terminate le procedure, dovesse esserci una qualsiasi incongruenza in plus o minus valenza, la società è tenuta a modificare il valore del capitale sociale in base al proprio effettivo incasso». Ed ecco le tappe, secondo l’ex patron della Fulgor Libertas. «Per il Gruppo industriale Chirisi Boccio Spa è stato chiesto e ottenuto da Bankitalia il codice Isin per le azioni ordinarie-IT0004967573; è stato dematerializzato presso Monte Titoli SpA il capitate azionario; terza fase, non ancora percorsa, la domanda di ammissione ai mercati regolamentati, per i quali ritengo che la nostra ditta non abbia ancora i requisiti a garanzia dei terzi potenziali acquirenti. Le cause civili si vincono e si perdono, quindi non posso dare per certo e scontato l’incasso del risarcimento danni richiesto, ma ripeto che ogni operazione eseguita è pienamente autorizzata e consentita dalla legge».

«Sono consapevole - conclude - di aver commesso gravi errori nel passato, per i quali ho pagato e fatto soffrire persone care, ma per la prima volta nella mia vita, in questa particolare vicenda, di errori non ne ho commessi più».

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