Botte alle madre, poi si barrica in casa

Rimini

FORLÌ. Dopo aver aggredito la madre, costretta ad andare in ospedale, si è barricato sul tetto per impedire di essere catturato dai Carabinieri, minacciando il suicidio e lanciando tegole e insulti contro chiunque provasse ad avvicinarsi. E’ stato arrestato solo dopo una trattativa durata diverse ore e quando si era illuso di poter tornare tranquillamente a casa, dopo aver chiesto - come nel più classico dei film - che gli venisse lasciata una macchina con il motore acceso davanti all’ingresso.

L’uomo, Marco Mosconi, 48 anni, forlivese residente a Cervia, è finito in manette e ora si trova in carcere con le accuse di maltrattamenti in famiglia continuati e aggravati, lesioni personali, danneggiamento aggravato, resistenza, violenza e oltraggio a pubblico ufficiale, calunnia. Tutto ha avuto iniziato nella tarda mattina, quando l’uomo è andato a casa dei genitori e ha iniziato a litigare perchè voleva essere pagato per dei lavori agricoli fatti per conto della famiglia. Nel mirino del 48enne in particolare la madre 84enne picchiata tanto che in ospedale le sono stati diagnosticati una contusione alla spalla, un trauma cranico oltre a un comprensibile stato di ansia e paura. Mentre la coppia di anziani genitori andava all’ospedale il violento si è recato in bicicletta nella vicina casa di una sorella, con la quale i rapporti erano altrettanto tesi. La donna è stata avvertita mentre era al lavoro della presenza, ritenuta pericolosa perchè entro pochi minuti sarebbe rientrato il figlio minorenne. Avvertiti i Carabinieri, sul posto, in via Donnasanta a Pievequinta, è arrivata una prima macchina della stazione del Ronco, che già in passato aveva avuto a che fare con Mosconi, sempre per episodi di maltrattamenti in famiglia. Alla vista dei militari, però, l’uomo si è barricato nella casa dei genitori, chiudendo porte e finestre e salendo sul tetto. Sul posto sono arrivati anche i rinforzi del Nucleo operativo radiomobile, ma avvicinarsi al 48enne era praticamente impossibile. Minacciava di buttarsi di sotto, appena vedeva movimenti (nel frattempo erano giunte anche ambulanza e Vigili del Fuoco), si armava di tegole e cocci che lanciava di sotto, danneggiando anche la macchina dei genitori che intanto erano tornati per cercare di riportare la calma, inutilmente. Erano il comandante della Compagnia di Forlì, capitano Gianluigi Di Pilato e il luogotenente Gino Lifrieri del Nor a cercare di far ragionare l’uomo, chiuso però in se stesso. Solo dopo ore l’uomo ha chiesto di poter parlare con un magistrato. Sono arrivati i sostituti procuratori Antonio Vincenzo Bartolozzi (che è di turno) e Lucia Spirito (che si è occupata di fascicoli a suo carico). L’uomo ha cercato di spiegare che un giudice del lavoro lo aveva fatto licenziare da una municipalizzata, ha raccontato la sua storia, le sue difficoltà. Ha chiesto un’auto con il motore acceso e lo sportello aperto davanti all’ingresso per allontanarsi indisturbato. Gli investigatori hanno finto di accettare e di allontanarsi, ma quando l’uomo è sceso dal tetto è stato bloccato da due Carabinieri che si erano nascosti in casa. In caserma ai due magistrati Mosconi ha detto di essere stato picchiato dai Carabinieri: un’invenzione che gli costa l’accusa di calunnia. E’ finita dopo quasi dieci ore una giornata di tensione e paura.

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