Morto di epatite per la trasfusione, moglie risarcita

Forlì

PREMILCUORE. Nel 2002 gli venne riconosciuto il diritto ad un indennizzo in quanto danneggiato irreversibilmente da epatite post trasfusionale a seguito di somministrazione di sangue ed emoderivati. Un caso di malasanità che lo portò alla morte il 16 aprile 2014. Ora è stato disposto un risarcimento per un ammontare di 77.468,53 alla coniuge che ne aveva fatto richiesta quattro mesi dopo quel drammatico evento.

A disporlo l’Unità di medicina legale e delle assicurazioni di Ravenna, dopo aver visionato il verbale della Commissione medico ospedaliera di Padova che ha riconosciuto il nesso di causalità tra l’infermità contratta quale causa del decesso, accogliendo la tempestività della presentazione dell’istanza di indennizzo, ed ha espresso parere favorevole alla concessione dell’assegno “una tantum” agli eredi aventi diritto.

Protagonista un uomo nato a Premilcuore e deceduto a 81 anni, circa un anno fa, il 16 aprile 2014, proprio per quella trasfusione di molti anni prima.

Si è fatto riferimento alla Legge 25 Febbraio 1992 numero 210 che prevede indennizzi a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di emoderivati, nonché da vaccinazioni antipoliomielitiche non obbligatorie, mentre è la Legge Regione Emilia – Romagna del 18 Febbraio 2002, n. 2, che conferisce funzioni e compiti amministrativi alle Aziende Usl. in materia di indennizzi. E’ stato così disposto che alla coniuge del defunto, oggi 78enne, venga corrisposto l’assegno da 77.468,53 euro. L’Azienda sanitaria corrisponderà gli indennizzi, anticipando i soldi necessari, in attesa che tali fondi siano trasferiti all’Azienda medesima dalla Regione, ad avvenuto introito dei contributi statali. Una battaglia lunga e dolorosa per la famiglia dell’uomo, morto per quella trasfusione che lo ha fatto ammalare di epatite.

 

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